Il massiccio del Monte Cocollo è uno sperone che staccandosi da Poggio Montrago (foto a fianco)) si incunea nella vallata dividendo il territorio del comune di Loro Ciuffenna (sinistra) da quello di Castelfranco di Sopra (destra).
Il nome Cocollo deriva dalla parola latina cocullus = cappuccio in quanto la parte finale della montagna, in alto termina a forma di punta arrotondata (foto sotto, ripresa vicino a Millepini),
mentre la base , delimitata dalla provinciale della Sette Ponti, si allarga molto in modo regolare dando al monte una forma che può ricordare un cappuccio. Nella catena del Pratomagno il nome “ Cocollo” è piuttosto comune, infatti si conosce il “Poggio Coculluzzo” m.1280 sopra Rocca Ricciarda e il “Poggio Cocollo Orsaia” m 1282 nel territorio di Cetica.
Dalla cima del monte il panorama è imponente e molto bello, è visibile Firenze ed Arezzo, il lago Trasimeno, i monti di Cortona, tutta la vallata con i monti del Chianti e la fascia pedemontana con le Balze. Più lontano l’occhio spazia sulle Apuane e l’Appennino pistoiese, il Cimone e il Corno alle Scale, a sud l’Amiata, Radicofani e il monte Cetona.
Nel pianoro sommitale (m.881) detto anticamente “Pian di Castello” (foto sotto)
vi sono i ruderi di un insediamento abitativo fortificato, (ne parleremo prossimamente) abbandonato nel XVII° secolo a favore di piccoli nuclei abitativi a quote più basse e più facilmente raggiungibili (Odina, Querceto, Vignale, Oliveto, Modine, Malvavecchia, Leconia).
In epoca imprecisata, ma molto probabilmente nel XVI secolo l’insediamento del Cocollo si costituì in Comune ed ebbe giurisdizione su un vasto territorio che partendo dalla provinciale dei Sette Ponti arrivava fino oltre Modine e dovette avere una certa importanza, se vi operava un Podestà Giusdicente che risiedeva a Leconia, fuori dalle mura castellane per poter essere indipendente . Si conservano gli statuti del Comune del Cocollo dal 1538 al 1774, anno in cui il comune in questione fu incorporato in quello di Loro Ciuffenna.
La località di Leconia o Le Conie è situata a quota554 m. e dista circa un’ora di cammino per arrivare al castello.
L’insediamento abitativo di Leconia era costituito soprattutto da un grande fabbricato la cui costruzione dovrebbe risalire al XIII secolo e qualche casa sparsa nei dintorni. L’amministrazione della giustizia avveniva nel grande fabbricato (foto sotto)
che fungeva anche da residenza per il giusdicente e da luogo di pena (vi erano le carceri) dove venivano eseguite anche eventuali condanne a morte. Vi doveva essere una torre, forse crollata e nella sala delle udienze del podestà si leggeva una iscrizione che riferiva di un restauro nel palazzo avvenuto nel 1761. Nell’interno era compresa anche una piccola cappella per le funzioni religiose. Una volta che il comune del Cocollo fu accorpato a quello di Loro Ciuffenna, il palazzo podestarile di Leconia fu venduto e divenne una casa rurale ( la sala delle udienze diventò cucina)con annesso podere di proprietà della fattoria di Poggitazzi. Fino a metà del secolo scorso, dagli abitanti delle borgate vicine, il “ casone di Leconia” veniva chiamato “il Tribunale” e, pur essendo abitato , per tradizione la gente cercava di stare lontano da quel luogo.
L’edificio si è mantenuto fino al 1970 in buona parte come fu lasciato alla fine del 1700, poi un restauro molto discutibile ha trasformato quasi completamente la struttura esterna e interna. Successivamente il palazzo podestarile del Cocollo è diventato una sontuosa villa (foto in basso ) dove però sono stati salvati e ricreati alcuni elementi che riportano alla architettura del vecchio edificio.
La voce popolare e anche qualche opuscolo scritto dice che a Leconia si batteva moneta, perché il castello del Cocollo aveva avuto dalla Repubblica fiorentina la facoltà di CONIARE moneta e perciò aveva fatto di questa sicura costruzione il luogo della sua “CONIA”, in questa maniera veniva spiegata anche l’etimologia del toponimo .
Questa ipotesi è sicuramente infondata e non c’è nessun dato storico che la possa sostenere.
Più verosimile appare l’ipotesi di alcuni studiosi che hanno avanzato la supposizione che il nome Leconia possa derivare dal fatto che , in quel luogo, era custodito il CONIO, inteso come sigillo che il giusdicente imprimeva nelle pergamene riportanti le sentenze della giustizia.
Il Pieri, nel suo libro “Toponomastica della Valle dell’Arno” edito nel 1919 e ristampato nel 1983 da Arnaldo Forni Editore, nel capitolo nono, considera il toponomo Leconia fra i nomi locali di ragione oscura od incerta.
Nel libro “Statuti e riforme del Comune di Terranuova 1487-1675”di Carlo Fabbri, edito da Olschki Editore nel 1989 , a pag 20, l’autore riporta un brano della “Cronica “ di Giovanni Villani inerente a un fatto accaduto nel 1336 “….all’entrata d’ottobre si rubellò al conte Guido, figliuolo che fu del conte Ugo da Battifolle, il castello del Terraio, e tutti i borghi di Ganghereto, e le Conie, e le Cave, e Barbischio, e Moncione del Viscontato del Chianti…”. In una nota il professore Carlo Fabbri chiarisce che” il villaggio delle Conie era situato sulle pendici dello sperone che si distacca dalla catena del Pratomagno in prossimità della vetta più alta, tra Odina e Querceto, a sud ovest del castello del Cocollo (Loro Ciuffenna).
Nel libro “Rocca Ricciarda, dai Guidi ai Ricasoli” a cura del prof. Guido Vannini, edito nel 2010 dalla Società Editrice Fiorentina , a pag 104 nel capitolo “Il Cocollo come problema archeologico.” di Silvia Leporatti e Claudia Tripodi si trova che nel 1427 il villaggio di Conie era abitato da 4 famiglie, nel 1486 da 5 e nel 1536 da 8.
Si può quindi dedurre con una certa sicurezza che anche allora l’insediamento di Leconia o Le Conie, era costituito essenzialmente dal grande edificio che poi diventò palazzo podestarile e oggi una sontuosa villa.
Nella foto a colori si vedono i ruderi del castello del Cocollo, esattamente dove era ubicata la chiesa dedicata a San Nicola.
.La foto in bianco e nero è una foto più unica che rara e ci fa vedere il “casone di Leconia” ex palazzo podestarile, ex tribunale, ex casa colonica, come era negli anni ’50 del secolo scorso.
Il “palazzo” di Leconia si trova ad alcune centinaia di metri di distanza dalla borgata di Vignale m. 562, attraversata dal sentiero CAI n°35
Testo di Vannini Vannetto
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