Il Valdarno Superiore, cioè quel tratto di Toscana compreso fra Firenze a nord ed Arezzo a sud che è caratterizzato dal passaggio del fiume Arno, è stato nei secoli un territorio costantemente abitato e strategico per quanto riguarda le comunicazioni fra il sud ed il nord dell’Italia. Dopo gli Etruschi anche i Romani proseguirono nell’opera di collegamento viario. Sicuramente nel secondo secolo prima di Cristo realizzarono la via Cassia dal nome di un loro console, che attraversava questo territorio e, proveniente da Roma, doveva permettere lo stanziamento veloce dell’esercito proiettato nella pianura padana, per contrastare e sottomettere i popoli ribelli che la popolavano. Le più recenti ricerche sulla Via Cassia fanno propendere il giudizio verso un percorso che si snodava lungo la riva sinistra dell’Arno, su di un terreno sostanzialmente pianeggiante, dove la strada militare poteva essere tracciata dritta e con pochissimi dislivelli altimetrici. Questa strada è raffigurata nella “Tabula Peutingeriana” e ricordata nella frasi dell’”Itinerarium Antonini”. La Cassia era, a nostro avviso, la strada che oggi ricordiamo con il nome che le dette Leopoldo di Lorena quando la chiamo “Via Vecchia Aretina”
Dopo i Romani, dalla fine del quinto secolo dopo Cristo a tutto il successivo, si determinarono delle condizioni tremende di vita a causa delle guerre che dilaniarono il paese e la strada perse la sua importanza. Fu in questo periodo, che poi si protrasse per alcuni secoli, che la percorrenza tra nord e sud fu spostata più ad ovest, dove non vi era il fronte, cioè sulla Via Francigena, che passava da Lucca e Siena. Fu con il rafforzarsi di Firenze, grazie soprattutto al favore della dinastia dei Canossa, che l’antico tracciato romano cominciò di nuovo ad essere frequentato. Piano piano, anche in concomitanza con l’aumento dell’importanza di Firenze, si ricominciò ad usare il passaggio dal Valdarno per raggiungere Roma. Il percorso di fondo valle venne rimesso in opera perché era funzionale all’approvvigionamento di Firenze e di Arezzo dal momento che, il Valdarno, divenne uno dei granai di queste due comuni. Fu a partire dal Mille inoltre, anche se vi era stato il precedente degli Imperatori Franchi, che gli Imperatori Germanici cominciarono a transitare per questa direttrice e ne fecero il percorso privilegiato per condursi a Roma dal Papa.
La vecchia consolare romana risorse a nuova vita, permettendo lungo di essa lo sviluppo di cittadine già esistenti, come Figline e Montevarchi e lo stanziamento delle “Città Nuove”, come San Giovanni o punti di difesa come Incisa, che i fiorentini fondarono per gestire senza più concorrenza il territorio.
Questa è diventata la nostra strada. La Via Romea Germanica Imperiale non fa altro che ricalcare, in questa parte di Toscana, il percorso della vecchia Cassia e della vecchia Via Aretina. Attraverso questa via vi potrete collegare a tutto il sistema dei Cammini dell’Italia del nord e dell’Europa. I Pellegrini che percorreranno questo tratto toscano potranno riconoscere ancora oggi con estrema facilità il sovrapporsi delle età storiche, in un continuo passaggio avanti e indietro tra una pieve romanica, una villa settecentesca, un castello trecentesco, un capolavoro del rinascimento pittorico. Non è da dimenticare anche l’aspetto naturalistico che gli stessi apprezzeranno nell’Oasi di Bandella, quasi alle porte di Arezzo, passando sul ponte ritratto da Leonardo sullo sfondo della Gioconda, non senza dimenticare infine che in tutto questo territorio si mangia bene e si beve meglio.
Prima tappa: Bagno a ripoli – Palazzolo
Seconda tappa: Palazzolo – Sangiovanni Valdarno
Terza tappa: San Giovanni Valdarno – Levane