Personaggi dellla nostra montagna: Don Giuseppe Nocciolini

Loro Ciuffenna Terre Alte Valdarno

Questa è una storia inedita di avvenimenti accaduti nella nostra montagna, una storia   che pochi conoscono e quindi rischia, col passare del tempo, di cadere nell’oblio.

Nel Luglio 1944, Don Giuseppe Nocciolini era parroco di Modine, fraz. di Loro Ciuffenna e nel Pratomagno era in atto un duro scontro fra tedeschi in ritirata e partigiani della Brigata Mameli, comandati dal sangiovannese Cap. Chiosi Rodolfo ( nome di battaglia “ Foscolo Hirdio”

Il 13 luglio 1944 su tutto l’arco della montagna, i tedeschi sferrarono un’ offensiva soprattutto per eliminare i presidi  partigiani alla Rocca Ricciarda,Trappola e Anciolina, poi  prendono in ostaggio decine di donne e ragazzi ( senza esserne a conoscenza, fra questi c’era  anche la moglie e il figlio del comandante partigiano). Continuando gli scontri, il capitano tedesco, per rappresaglia  decide di uccidere gli ostaggi. Appena la notizia di questa imminente strage  fu risaputa, gli inglesi d’accordo con il comandante partigiano bombardano immediatamente la borgata di Modine.

Don Giuseppe Nocciolini che si stava coraggiosamente  prodigando per salvare la vita agli ostaggi,rimase colpito nella piazzetta  del paese  da una bomba a tutte e due le gambe ( una fu amputata).Lo curò alla meglio sul posto un maresciallo infermiere tedesco e riuscì a salvarsi.

Passata la guerra, Don Giuseppe fu trasferito nella parrocchia di Montalto ( fra Malva e Montemarciano), dove fu parroco amato e apprezzato. A Montalto alla fine degli anni ’40, Don Giuseppe costruì uno dei primi campi da tennis della vallata dove hanno imparato quello sport generazioni di persone. Il campo da tennis è ancora oggi funzionante e porta il nome del parroco.

Don Giuseppe morì in un incidente stradale il 13 agosto 1987 poco distante dalla propria chiesa in una curva della Via dei  Setteponti. Sul luogo dell’incidente è stata eretta una croce in ricordo.

Nella foto a colori, l’immagine del parroco; nell’altra è ripreso un articolo del giornale “La Nazione” del 3 Maggio 1995  che riporta l’avvenimento.

Testo di Vannetto Vannini