Il Castello del Cocollo

Loro Ciuffenna Terre Alte Valdarno

Dalla catena principale del Pratomagno esattamente da Poggio Montrago m. 1281, si stacca in direzione Sud uno sperone che termina a quota 881 con una cima arrotondata che è il Monte Cocollo. La posizione è strategica e dominate a 360 gradi, con un panorama ampissimo sul Valdarno e dietro sul massiccio montagnoso.

Sulla vetta si vedono ancora i resti di un abitato antico  che vede    intrecciarsi  storia e leggende popolari.

Molto diffusa è una tradizione popolare secondo la quale sulla cima di questo poggio esisteva un tempietto  eretto in onore di Diana e che una statua d’ora della dea venne dai primi cristiani abbattuta e gettata con gli altri idoli in un pozzo profondissimo subito riempito di sassi. Ancora è molto conosciuto questo proverbio “ Fra il Cocollo e Vignale c’è un vitello d’oro che più di Roma vale”

Nel libro” Rocca Ricciarda , dai Guidi ai Ricasoli” edito  nel 2009 dalla Sef (Società editrice fiorentina) nel paragrafo “Il Cocollo come problema archeologico” di Silvia Leporatti e Claudia Tripodi , a pagina 109 si legge  che” Il castello del Cocollo è assimilabile alla tipologia del villaggio fortificato costituito da un recinto murario di forma circolare e da un impianto urbanistico regolare, resi possibili dalla scelta del luogo. L’insediamento della fase duecentesca, dotato di mura poderose  e di uno spazio aperto all’interno collegato al cassero, doveva visto aver nascere all’esterno un borgo in un momento di crescita demografica sullo scorcio del XIII secolo..”

La tradizione popolare dice che nel castello, difeso da tre ordini di mura, si rifugiarono le famiglie ghibelline esiliate da Firenze e per questo fu distrutto da un esercito fiorentino che prima aveva tentato invano l’assedio all’Anciolina. La tradizione orale popolare  tramanda il detto”L’Anciolina l’allaccionno e il Cocollo lo spianonno”che può essere ricondotto a questo episodio ).

Ancora fra gli abitanti della Sette Ponti si racconta che gli abitanti del castello distrutto, qualche anno dopo, si spostarono ed   andarono   a popolare il nuovissimo castello di Castelfranco di Sopra.

Intorno al XVI secolo divenne comune  con un vasto territorio  dalla Sette Ponti al Pratomagno.

Agli inizi del XVII secolo la tradizione narra che l’oratorio del Cocollo, dedicato a San Niccolò, era accudito da un parroco e da un cappellano e che il casone di Leconia era la sede del giusdicente e vi si amministrava la giustizia. (vedere Terre Alte- Il palazzo Podestarile del Cocollo– Loro Ciuffenna.

Dopo la costruzione della chiesa a Modine e alla Rocca,  molti abitanti si trasferirono in queste due localià e il Cocollo fu abbandonato, rimanendovi solo un eremita per il mantenimento della chiesa che fu incorporata nella parrocchia di Querceto. Particolare curioso è che a Modine e Gorgiti vi sono alcune famiglie  con cognome Cocollini. E’ opinione diffusa che facciano parte di quelle persone che si trasferirono dal Cocollo a Modine

Si racconta che tutti gli anni per San Niccolò, sul vecchio castello vi era una grande festa con molto concorso di pubblico.

Nel 1815 la campana della chiesa del Cocollo fu trasferita in processione alla chiesa di Querceto insieme a un quadro raffigurante San Niccolò ( vedere Terre Alte- Una parrocchia di montagna Loro Ciuffenna)

Nel 1774, con la riforma catastale lorenese, il territorio del castello del Cocollo fu dato al comune di Loro Ciuffenna.

Oggi, solo la famiglia di Venturi Ivo abita ancora sotto la vetta del Monte Cocollo ( vedere Terre Alte- L’ultima famiglia del Cocollo – Loro Ciuffenna).

La vetta del monte Cocollo, in certi periodi, è molto monitorata dagli abitanti della Sette Ponti per motivi meteorologici. Dice il proverbio: Quando il Cocollo si mette il cappello, riponi la vanga e prendi l’ombrello. Per cappello si intende nebbia.

Tutta la zona archeologica è stata fatta oggetto di furti di bellissime pietre squadrate, soprattutto dalla fine degli anni 60 del secolo scorso. In quel periodo tutta la zona fu monitorato per scopi petroliferi e il vecchio sentiero che si staccava  da Oliveto divenne una stradella agibile per i mezzi fuoristrada. Intorno al 1975, Don Basilio Fabbri, parroco di Modine, responsabile dell’archivio comunale di Loro Ciuffenna  e insigne storico, fece una denuncia alle autorità

Per chi vuole approfondire si consiglia il volume “ Rocca Ricciarda. Dai Guidi ai Ricasoli”   a cura di Guido Vannini, edito dalla SEF ( Società editrice Fiorentina); inoltre si consiglia “La Storia del Valdarno”  Landi Editore.  I libri menzionati sono presenti anche nella nostra BiblioCai. Si consiglia inoltre di visionare il sito: www.cocollo.it

Figura 1: Il territorio di competenza del Comune del Cocollo e consistenza degli abitati fra il XV e XVI secolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 2: Il Monte Cocollo visto da Malva; sulla sinistra si nota la casa del Sucine (Ivo Venturi), appena sopra l’edificio abbandonato dei Millepini, un po’ a sinistra della vetta la “Casa del Cocollo”. Il monte assomiglia ad un cappuccio, infatti la parola latina “cucullus” significa proprio “cappuccio”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 3: Questa è una immagine rarissima dei ruderi del castello nel 1909. Si nota sulla destra l’edificio diruto della chiesa e sulla sinistra una torre che doveva essere il cassero. La chiesa aveva anche un campanile a torre che sappiamo, da voce popolare, era agibile fino a metà del secolo XIX in quanto in quel periodo, vi salirono alcuni geografi per fare dei rilievi topografici.

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 4: Il Cocollo visto da Montrago. Si  vede bene in circuito delle mura che racchiudeva le case e il cassero. Si nota dei piccoli rettangoli bianchi che sono: a sinistra la parete esterna della chiesa e a destra davanti i resti di una torre abbattuta. In questo pianoro sono stati segnalati  frammenti di rozzo impasto di epoca medievale, ma anche fini frammenti di colore rossiccio con bordo ornato e striature ornamentali interne appartenente probabilmente all’epoca romana. Purtroppo la vegetazione ha invaso tutto il pianoro da quando, nel 1995, è  deceduto il pastore Renzo Graziani che era solito pascolare le proprie pecore in quella zona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 5: Lo sperone che si stacca da Montrago. In fondo la vetta, davanti il Valdarno. Sopra la nebbia i Monti del Chianti. La stradella che è visibile sul crinale è il sentiero CAI 35. A sinistra il territorio del Comune di Loro Ciuffenna e a destra quello di Castelfranco di Sopra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 6: Un cartello segnaletico messo dalla Comunità Montana con la segnaletica Cai. La vetta del monte interessa il sentiero Cai 35-33 e un po’ distante sul crinale il sentiero 37. I Sentieri sono competenza della nostra sezione.

 

 

 

 

 

Figura 7: Recupero di antichi terrazzamenti per la coltivazione del Giaggiolo. La casa in alto è la “Casa del Cocollo”. Il versante è quello sud che guarda la vallata, la quota è 750 m.

 

 

 

 

 

 

 

Figura 8: Ruderi della “Casa del Cocollo”, abitazione agricola a quota 820 m. che faceva parte del borgo fuori le mura. Questo edificio è stato abitato fino al 1954. La penultima famiglia mezzadrile era la famiglia Ugolini, l’ultima fu la famiglia Croci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 9:  La casa non porta inciso nessuna data. In un angolo invece c’è una pietra che riporta una specie di pagina dove in alto vi sono delle lettere (non visibili nella foto). Il tempo e le intemperie hanno cancellato tutta l’iscrizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 10: Il pozzo del castello appena fuori le mura e lungo il sentiero Cai 35, il pozzo è libero per una profondità di un metro e mezzo. La tradizione dice che dall’altra parte del sentiero è ubicato un altro pozzo, ora  completamente ricoperto dalle pietre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto 11: Una bellissima pietra che doveva essere per una porta, in quanto si vede bene il foro che fermava il chiavistello. La pietra una volta era nel pianoro di cima vicino alla chiesa, mentre ora si trova lungo il sentiero 33 a circa 150 metri dalla vetta. Vi è stata trasportata per portala via ma poi il peso della pietra ha vinto l? ostinazione di coloro che se ne volevano appropriare .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto 12: Rovi fittissimi ricoprono i rideri di due case a quota 827 chiamate le “Casacce”. Fino a 10 anni fa i resti erano ben visibili dal sentiero Cai 35. Nelle Casacce è nato nel 1879 Gori Santi e nel 1880 Benedetti Virginia, rispettivamente nonno materno e nonna materna di chi scrive. L’ultimo abitante delle Casacce è stato fino alla metà del secolo scorso Parolai Giuseppe detto il Macupino.

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 13: Il primo giro delle mura fatto a secco con grossi blocchi di pietra.  Quando c’era poca vegetazione era visibilissimo. Attualmente non si vede più il secondo giro, completamente sommerso dagli arbusti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 14: Quello che rimane della chiesetta del castello che aveva una parete compresa nelle mura dell’ultima cerchia. Fino  a metà del secolo scorso  vi era la pietra dell’altare, che poi  fu rimossa  e portata via. Nella parete della foto, che è quella alla quale era appoggiato l’altare sono visibili ancora segni di vernice.

 

 

 

 

 

 

 

Figura 15: Blocchi di una parete che faceva parte della torre (forse il cassero) caduta. Fino a 15 anni fa, sotto la torre caduta era perfettamente riconoscibile l’arco di una porta crollata, dalla quale ci si immetteva nei sotterranei  riempiti di macerie.

 

 

 

 

 

Figura 16: Il punto del castello dove era ubicata la chiesetta. Il luogo è visto da un angolazione diversa da quella della foto 14. Si nota un trogolo scavato nella pietra che qualche hanno fa non c’era e quindi  vi è stato portato e poi abbandonato perche troppo pesante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto 17: Muro interno della chiesa che poi era in comune con l’edificio di fianco. Visibile un segnale Cai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 18: Cinta muraria esterna nel punto della chiesetta. Purtroppo recentemente è avvenuto un crollo di una parte di questo muro, ed è crollata la parte più bella che era formata da grossissimi blocchi squadrati. Si vedeva subito la differenza fra le pietre crollate e quelle della foto. Probabilmente la parte crollata era più vecchia di quella della foto la quale potrebbe essere una riparazione posteriore delle mura .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 19:  Questa è una foto che da da pensare in quanto, quello che si vede riportato, è stato distrutto volutamente dall’uomo nei primi anni  ottanta del secolo scorso. La Fonte del Cocollo era una testimonianza bellissima che aveva sfidato i secoli. Quella di foto era di costruzione medievale e  situata a quota 800 m. su una delle antichissime vie che dal piano portavano al castello; era una fonte perenne con altre pareti murate in pietra e sormontate da un arco a tutto sesto in conci alquanto corrosi dal tempo. Il professore Fatucchi Alberto  ha trovato nei pressi della fonte alcuni elementi di culto etruschi  in terracotta, tanto da far pensare  ad un culto delle acque. La fonte fu distrutta durante i lavori di costruzione della strada di servizio per il metanodotto algerino nel 1983.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Testo e foto di Vannetto Vannini