Le persone più anziane sanno benissimo a cosa servivano quelle file di piccoli fori circolari , in alto, sulle pareti esterne delle abitazioni. Nei muri delle casei ci poteva essere anche solo una fila, ma come si può vedere dalle foto di due abitazioni di Loro Ciuffenna, le file di fori potevano essere invece diverse . Quei fori erano costruiti apposta per facilitare la nidificazione dei rondoni che sono dei volatili di colore nero i quali , nonostante la somiglianza del nome, non sono nemmeno lontanamente parenti con le rondini e i balestrucci. Sono quegli uccelli che soprattutto nei caldi tramonti d’estate, volano a gruppi inseguendosi intorno a torri e campanili emettendo in continuazione grida e cinguettii. Volatori straordinari possono raggiungere velocità fino a 220 k/h e in volo si alimentano cibandosi essenzialmente d’ insetti aerei, quindi i rondoni sono volatili molto utili perché, come i pipistrelli, puliscono l’aria dagli insetti nocivi . Addirittura questi uccelli possono mantenersi in volo per mesi avendo la caratteristica di riuscire a dormire mentre volano, in quanto il loro sonno è unisferico , cioè dormono solo con un emisfero del cervello, mentre con l’altro controllano il volo. Il nome scientifico del rondone è Apus e appartiene alla famiglia degli Apoditae, se toccano terra sono totalmente inetti in quanto non riescono a ripartire, il che ha favorito la credenza che tali uccelli abbiano i piedi atrofizzati, in realtà le zampe sono delle robuste tenaglie fornite di artigli che permettono loro di aggrapparsi saldamente a pareti verticali, sporgenze e costituisce un importante strumento di attacco e difesa (io da piccolo ne so qualcosa mentre cercavo di rimetterlo in volo). Il rondone è lungo circa 17-18 cm, ha una apertura alare di 38-44 cm e non supera i 50 gr di peso. Ha il piumaggio completamente nero, tranne la gola che è biancastra, i rondoni nidificavano e attualmente nidificano soprattutto negli anfratti e nelle cavità degli alberi, le pareti delle Balze sono un luogo ideale anche se vi girano animali predatori.
In quei fori i rondoni, di ritorno a inizio primavera dai paesi caldi , facevano il nido, deponevano le uova, allevavano i piccoli che dopo poco,appena cresciuti un po’ e prima di volare, sistematicamente venivano catturati (cavati)e messi arrosto, ma erano buonissimi anche in umido. I fori erano collegati per tutta la lunghezza del muro con l’interno dell’abitato e chiusi da uno sportello di legno dal quale si controllava la “crescita” dei piccoli volatili. Addirittura questa usanza era talmente comune ed estesa che nei paesi dell’Appennino tosco-romagnolo , oltre ai fori nelle pareti di casa, venivano erette le “torri rondinaie”, costruzioni create apposta per far nidificare contemporaneamente un alto numero di questi uccelli . A Portico di Romagna (FC), un paese di montagna lungo la strada del Passo del Muraglione, esistono delle torri rondinaie del XVI secolo che formano una significativa parte dell’attuale centro storico. Si pensa che questa usanza di catturare i rondoni giovani per usi gastronomici prima che potessero prendere il volo, sia antichissima e risalente addirittura al periodo longobardo. La cattura dei giovani rondoni era praticata da tutti i ceti sociali, da noi nel Valdarno era usanza nelle famiglie fare un arrosto o un umido di rondoni il giorno di San Giovanni (24 Giugno), addirittura fino oltre la metà degli anni ’40 del secolo scorso nei paesi sia della collina che del piano era usanza fare delle sagre con gran mangiate di rondoni arrosto, a Castelfranco di Sopra , una festa religiosa di fine primavera era soprattutto conosciuta dal popolo come la “Festa del rondone”. In Val di Chiana, dove la mezzadria aveva regole più rigide che nel Vadarno, i mezzadri ogni anno pagavano alle fattorie o al proprietario un obolo detto “decima del rondone”, pagato il quale potevano trattenere per se la metà dei rondoni catturati, dando l’altra metà al proprietario del fondo; d’altra parte era convenuto che i rondoni, come i piccioni torraioli (piccioni terragnoli) erano di proprietà della fattoria e non del mezzadro. La carne del rondone giovane era molto appetibile perché tenera, priva ancora di ossa vere e proprie e particolarmente succulenta tanto da meritarsi il vecchio detto “bocconi da re, signori e preti”.
Riconosciuto però un volatile molto vantaggioso per l’ambiente in quanto eliminava gli insetti dannosi, nel 1939, in occasione della promulgazione del “ Testo Unico per la caccia” fu vietata la cattura e l’uccisione di animali e uccelli utili, fra questi i rondoni. Lo scoppio della Seconda Grande Guerra, pur in presenza della legge di tutela e protezione di questi uccelli, fece accantonare qualsiasi sensibilità naturalistica in quanto carabinieri, polizia venatoria e prefetture dell’epoca avevano altro da fare che controllare certe usanze, le quali ressero fino agli anni ’60 del dopo guerra .
Oggi le case con i fori per i rondoni sono rimaste poche, però quelle che rimangono sono testimonianze di un tempo antico e recente. Un tempo lontano però dai nostri schemi mentali in quanto i rondoni sono conosciuti e apprezzati oggi solo per i loro voli imprevedibili e veloci, veri guizzi intorno alle torri e ai campanili che uniti alle loro grida e continui cinguettii sembrano un inno alla natura e al creato.
Foto e testo di Vannetto Vannini