Il territorio di Castel San Niccolò, comune del Casentino, comprende buona parte del bacino del Solano, un torrente che nasce in Pratomagno sotto la vetta del Colle delle Portacce m.1522, per poi immettersi dopo un corso di quindici Km nell’Arno dando luogo, al punto di confluenza, alla piana di Campaldino. Il Solano è un torrente, che a causa del forte dislivello fra la sorgente e la fine del corso, è impetuoso e con molta portata di acqua in tutte le stagioni e ha causato grossi danni nei secoli passati per piene e alluvioni. Il territorio presenta terreni idonei all’agricoltura solo nel fondovalle, per il resto è tutto montuoso comprendente una lunga parte di crinale del Pratomagno che va dalla Croce al Cardeto fino al Poggio Masserecci e confina con i comuni valdarnesi di Reggello, Castelfranco-Piandisco e Loro Ciuffenna. Il comune prende nome dal castello, nelle cui mura si trovava una chiesetta dedicata a San Niccolò, santo orientale per cui è probabile che prima della conquista longobarda sia stato un presidio bizantino.
Il Castello di San Niccolò, chiamato precedentemente “Corte in Vado”, ha rappresentato un punto forte di potere politico ed economico e si trova arroccato con poche case sopra l’abitato di Strada in Casentino . Il paese di Strada un tempo era chiamato “Borgo alla Strada” per distinguerlo dall’altro borgo in altura chiamato “Borgo alla Collina” e nacque come mercatale del castello. Appena fuori il paese c’è la bellissima pieve romanica di San Martino in Vado, costruita alla fine dell’ XI sec. dai Conti Guidi nei pressi di un guado sul torrente Solano che poco dopo confluisce in Arno.
Da Strada per raggiungere il castello si varca il ponte in pietra a due archi sul Solano e ci si inerpica per una stradina tutta giravolte fino all’antico borgo medievale. Di lassù il paesaggio circostante ha una suggestione fantastica potendo spaziare su gran parte del fondo valle e sui monti dell’ Appennino. Il borgo medievale è pieno di fascino con il cassero del castello dei Conti Guidi , le casette in pietra e la grossa torre civica quadrata che porta due orologi aventi ognuno una sola lancetta con la quale indicano le ore.
La dimensione dei due orologi è molto grande infatti hanno una circonferenza di diversi metri e sono visibili da tutta la zona circostante. La caratteristica dei due orologi sta nel fatto che la lancetta di ognuno, fa quattro giri nell’arco di ventiquattro ore invece che due come avviene nei normali orologi.
Il motivo di questa evidente singolarità deve essere ricercato in due cause. Una volta la suddivisione delle giornate avveniva in quattro gruppi di sei ore ciascuno, in quanto i gruppi 6-12 e 12-18 erano considerati quelli diurni, mentre notturni erano i gruppi 18-24 e 24-6 e ogni gruppo aveva i propri momenti di riposo e preghiera (vedi Terre Alte). Ma forse la ragione principale era che anticamente nessuno aveva l’orologio, di conseguenza le ore della giornata dovevano essere lette da lontano . Nell’orologio normale le 12 ore riportate sono collocate l’uno dall’altro con un angolo di 30° gradi (360° : 12 = 30°), mentre nell’orologio di Castel San Niccolò nel quadrante vi sono riportati solo 6 numeri per il quale la lancetta fa quattro giri al giorno, quindi i 6 numeri sono collocati ad una arco di 60 ° (360° : 6 = 60°). Questo comporta che fra un numero e l’altro la distanza è il doppio che nei normali orologi, per cui la posizione della lancetta fra i numeri si vede bene anche da molto lontano.
Tanto per essere chiari se la lancetta indica le tre, possono essere le tre di notte, le nove del mattino, le tre del pomeriggio e le nove di sera. Considerando la luce del giorno e l’altezza del sole, si capisce bene senza errore quale è l’ora giusta. L’orologio fa battere i rintocchi su una grossa campana della torre ogni ora, mezz’ora e quarto d’ora.
Come ho già scritto il borgo medievale è bellissimo è merita una visita accurata, sia per la parte storica, architettonica e panoramica. Da ricordare che dopo la cacciata dal quel castello dei Conti Guidi avvenuta nel 1342, Castel San Niccolò fu sede della podesteria della Montagna fiorentina e rimase tale fino al 1448, quando la podesteria fu trasportata a Poppi, liberata dal dominio dei Conti Guidi. Nel 1440 in castello capitolò dopo aver resistito per oltre un mese all’assedio delle milizie del Piccinino, capitano di ventura al soldo dei Visconti.
Gli stretti legami storici con Firenze si sono mantenuti nel tempo tanto che in questa parte del Casentino, per molti la parlata è tendenzialmente fiorentina e non aretina, Firenze è considerata poi la città di riferimento e la diocesi è quella di Fiesole.
Bellissima è poi la pieve romanica di San Martino in Vado, costruita in un punto strategico dove confluivano antiche vie di comunicazione nella Via Maior, principale arteria casentinese chiamata ancora così nel Medioevo e che scendeva ad Arezzo, dopo aver attraversato longitudinalmente la vallata.
Foto e testo di Vannetto Vannini