Una testimonianza architettonica è più importante se integrata e collegata molto bene a tutte quelle che sono state le varie fasi della storia di un territorio, e tale è un antico ponte che fin dai secoli passati ha permesso le comunicazioni fra i paesi della stessa montagna. Ricostruire l’arcaico reticolo viario del Pratomagno che, fino al secondo dopoguerra, ha permesso lo sviluppo di quella zona , è un lavoro affascinante che riesce attraverso la lettura della storia che ancora vive in quel territorio mediante l’ individuazione e l’interpretazione di quei “segni” che proprio la storia vi ha lasciato. Di qui il “carisma” nella nostra montagna di certi loca sacra, di certi segni “ straordinari” che differenziano taluni punti dallo spazio circostante perché determinanti per il vissuto collettivo ,memorie viventi delle correnti di transito che percossero quelle vie , vitalizzando la società e la cultura delle aree attraversate o meglio congiunte da un ponte che era parte integrante di un sentiero.
La storia di un ponte di montagna parte da lontano, in genere prima un guado, passerella, ponte di legno, poi di pietra a schiena d’asino tipici del medioevo ma anche di epoche molto posteriori. Nelle zone montane le vie di transito erano in realtà sentieri e mulattiere, queste testimonianze di fondamentale importanza già nel Medioevo per i collegamenti fra i vari nuclei abitativi, soffrivano tutte di grande fragilità a causa di alluvioni e frane, tanto che non potendo ripararle, spesso si rendeva necessario aprirne altre in luoghi diversi.
Fu proprio il Granducato di Toscana che nel 1775 cercò di organizzare e regolamentare in qualche modo tutta la rete stradale della montagna e per i cent’anni successivi ci fu un sforzo per trovare un sistema efficace per la loro manutenzione tanto che nel 1892 arrivò una legge relativa alla viabilità montana che incentivava e facilitava la riparazione e manutenzione dei ponti.
A Buiano m.480, nella montagna lorese , abbiamo un bellissimo esempio di ponte slanciato che fra l’altro è poco conosciuto perche non attraversato da un sentiero CAI, ma solo da una antica mulattiera oggi in disuso che permetteva alla gente di Sagona e del posto di arrivare a Poggio di Loro m.625 evitando il lungo giro da San Clemente in Valle m.545. Buiano, toponimo ti chiara derivazione romana (Burius), ma prossimo ad una zona dove esistono altri toponimi romani (Campo di Maggio – Campus Maior) è molto bene inserito con questo ponte in quella antica viabilità del nostro Pratomagno che per secoli ha visto passare uomini, animali e merci, fin quando è riuscita a vivere fino all’immediato secondo dopoguerra, la “civiltà del castagno” nella nostra montagna.
Testo e foto di Vannetto Vannini