Fonte al Canteo: una storica, antica fonte del Pratomagno

Casentino Castel San Niccolò Terre Alte

Fra le fonti storiche del Pratomagno c’è  la Fonte al Canteo o del Canteo ubicata a quota m. 1458, appena sotto la cima del Poggio Uomo di Sasso  m.1537  e molto vicina all’Ometto di Sasso sulla variante 29 del sentiero CAI OO, versante casentinese e comune di Castel San Niccolò. La fonte, segnata su tutte le carte topografiche è sempre stata  conosciutissima sia agli escursionisti, ai cercatori di funghi, a coloro che si recavano in pellegrinaggio a Cetica, a tutti quelli che frequentano la zona. La portata di acqua della fonte è sempre stata copiosa tanto da dare origine al Fosso del Bifolco,affluente  del Torrente Solano che bagna Cetica, Castel S. Niccolò, Strada e si getta nell’Arno presso Campaldino.

Il nome  della fonte potrebbe derivare dal fatto che in quel punto veniva stimato il peso del  legname con una misura  che si chiamava Cantaro, ma che i boscaioli del Pratomagno chiamavano Canteo (questo metodo è stato usato fino alla fine del XIX secolo); il peso di un canteo di legname di faggio era poco meno di un quintale (circa95 Kg). Un’altra ipotesi potrebbe derivare dal nome  di un travetto di  legno (Canteo) che faceva parte della Pietica. La Pietica era uno strumento a forma di  compasso aperto che teneva stretto il legname per essere segato. Dalla forma a compasso  di questo strumento, deriva nella nostra montagna  l’appellativo “Pietica”, dato a quelle persone piuttosto pesanti che sono solite camminare lentamente, tentennando, e con le gambe divaricate.

La fonte non esiste più da qualche anno perche una frana di piccole dimensioni ha ricoperto la sorgente, sotto la terra franata escono ancora  alcuni rivoli d’acqua.

Questa fonte si differenziava dalle altre per un particolare interessantissimo. Vi era una lapide in memoria del dott. Dino Francini che riportava questo scritto, ricopiato dal sottoscritto molto tempo fa “ A questa fonte, pura come i suoi ideali, sostava con gli amici  come lui amanti della montagna e della vita libera. Deportato a Gusen… vittima della ferocia….il 17 maggio 1945.” La lapide era stata ricomposta dal sottoscritto, dopo che mani irresponsabili l’avevano frantumata e cancellato parte della dicitura.

Il dott. Dino Francini di Firenze, era un antifascista fiorentino che fu arrestato sul posto di lavoro alla Banca Commerciale di Firenze nella primavera del 1944 e deportato nel campo di sterminio di Gusen (appendice di Mathausen) nel Giugno 1944, dove vi  trovò la morte.Cattura

Attualmente la situazione è che la fonte  non esiste più perche  è stata ricoperta dalla terra  franata (vedere foto) che ha ricoperto anche la lapide. Basterebbe però mezza giornata di lavoro per riportare alla luce una fonte e una testimonianza storica.

 

 

 

 

 

La piccola frana che ha seppellito la fonte e la lapide

 

 

 

 

Rivoli d’acqua escono ancora da sotto la terra franata

Testo e foto di Vannetto Vannini

 

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