Gli storici, gli studiosi e gli appassionati di antica viabilità chiamano Flamina Militare, o Secunda, o Altera o Minor quella strada che univa Arezzo a Bologna, per non confondersi con l’altra più famosa Via Flaminia che collegava già intorno all’anno 190 A.C. Roma con Rimini. Il tracciato della Via Flaminia Militare o Minor è ancora oggi un “rompicapo”, un nodo veramente difficile da sciogliere.
Della esistenza di questa strada abbiamo una sola attestazione, anche se molto autorevole in quanto viene dallo storico romano Tito Livio il quale scrive:”…… in seguito la guerra fu rivolta contro i Liguri Apuani i quali avevano compiuto una devastazione tale nelle campagne pisane e bolognesi da rendere impossibile la coltura. Assoggettati anche questi, il console concluse la pace con le popolazioni limitrofe. E perchè ogni preoccupazione di guerra era bandita da tutta la provincia, per non lasciare in ozio i soldati, fece costruire una strada da Bologna ad Arezzo”.
È probabile che il motivo della costruzione della strada non sia dovuto principalmente alla causa descritta da Tito Livio, ma soprattutto ci sia stata una ragione strategico-militare per collegare Arezzo a Bologna in un periodo in cui il dominio di Roma si espandeva. Nella antica Roma repubblicana Arezzo era la seconda città più importante dei territori romani, Rimini era un’altra città di notevole rilevanza e le due città erano collegate bene con la capitale con due strade consolari. A Rimini terminava la Via Flaminia e Arezzo era il capolinea della Via Cassia che poi fu proseguita verso Firenze seguendo gran parte del tracciato di una via etrusca che collegava Arezzo con Fiesole. Alla fine del II° secolo A.C. Roma aveva esteso il suo dominio a Nord oltre Appennino fino al fiume Po, dove Piacenza era diventata una base militare importante e occorreva creare una rete viaria che potesse permettere gli spostamenti rapidi dell’esercito romano per rendere sicuri e stabili i territori emiliani e romagnoli strappati ai Celti e controllare la dorsale appenninica occupata dalle tribù dei Liguri.. Mentre il console Emilio Lepido costruiva la Via Emilia collegando Piacenza a Rimini, nel 187 A.C. il console Gaio Flaminio costruiva una arteria che univa Arezzo a Bologna, immettendosi così nella nuova Via Emilia e riconoscendo fin da allora a Bologna quella caratteristica di importante snodo stradale che diventerà più evidente con il passare dei secoli.
Contrariamente ad altre vie consolari romane, questa strada perse con il tempo importanza sia per lo stabilizzarsi della presenza romana oltre Appennino, sia per l’importanza che assunse Firenze nei confronti di Arezzo. La strada non compare nella Tavola Peuntingeriana, il che significa che già nel primo secolo A.C. aveva perso importanza e diventata un percorso di sola rilevanza locale. Durante il Medioevo sembra che questa strada, soprattutto nel tratto transappenninico sia stata utilizzata da numerosi pellegrini diretti a Roma al posto della Via Francigena , ma il tracciato della strada rimase un mistero per secoli.
Un eminente studioso come Lopes Pegna formula un tracciato completo da Bologna a Arezzo, tracciato che contempla un ingresso dal Mugello in Casentino, arrivando poi ad Arezzo seguendo il corso dell’Arno, ma questa ipotesi è poco condivisa da un altro grande studioso come il prof. Alberto Fatucchi. Alberto Fatucchi, in una pubblicazione del 1974 (Vie romane in Casentino) prende in considerazione diverse ipotesi senza escludere un passaggio dal Mugello al Casentino lungo un percorso diverso da quello di Lopes Pegna, ma non esclude che la Flaminia Militare possa anche essere stata un prolungamento da Arezzo della Cassia verso quello che poi sarà il territorio di Florentia, percorrendo il lato destro dell’Arno nel Valdarno.
Poiché la strada fu costruita in breve tempo in un territorio difficile, si può benissimo pensare che più che un tracciato ex novo che avrebbe richiesto diversi anni di lavoro, il console Flaminio abbia completato il percorso costruendo tronchi di strade raccordanti vie etrusche già esistenti. Su questo principio si sono mossi due archeologi dilettanti, Franco Santi e Cesare Agostini di Castel Dell’Alpi (BO) che basandosi sulla conoscenza dei luoghi e delle tradizioni orali, nel corso di tanti anni di ricerche hanno portato alla luce numerosi tratti di basolato, che si presume con buona certezza sia quello dell’antica via romana Flaminia Militare. Nell’Agosto 1979 riportarono alla luce, sepolto da uno strato di sessanta cm. di terra e foglie il bellissimo basolato nei pressi del passo della Futa che aprì un periodo di dibattiti, studi e altre scoperte archeologiche. Questo basolato lo percorremmo noi del CAI Valdarno Superiore nel Maggio 2004, in occasione del trekking di cinque giorni sul Sentiero degli Dei che ci portò da Bologna a Fiesole; posso assicurare che è un selciato molto bello anche se diverso dal basolato della antica via Cassia prima e dopo Montefiascone, basolato che percorremmo nel trekking del Giubileo del 2000 quando da Montevarchi arrivammo a Roma in gran parte sulla Via Francigena.
Per quanto riguarda la nostra zona, l’ipotesi dei due archeologi è che la via Flaminia Militare nel suo tracciato per Bologna doveva passare necessariamente da Fiesole, essendo ancora questa città importantissima perche la concorrente colonia Florentia era stata appena fondata. Poiché da Arezzo a Fiesole esisteva già una antica strada etrusca che poi diventerà per gran parte la romana Cassia-Clodia e oggi (grosso modo) Via dei Sette Ponti, per i due archeologi la Flaminia Militare avrebbe usufruito di questo tratto già percorribile e quindi sarebbe passata dal Valdarno e non dal Casentino.
Come è possibili vedere sulla foto del percorso ripresa dal libro “La Via Flaminia Militare, scritto dai due archeologi, pubblicato nel 2000 e oggi introvabile nelle librerie, il collegamento fra Cascia e Fiesole avviene passando da Reggello, Castel Sofia, Pelago, San Francesco /Pontassieve, Compiobbi,ma è soprattutto nel tratto tra Donnini e Villa Melosa, appena passato il torrente Vicano di San Ellero che è stato scoperto un lungo tratto in pendenza di basolato ,perfettamente in accordo, come riportato dai due archeologi, con la forma interrata a piramide data alle pietre usate dai romani nella pavimentazione delle strade. È vero che nella costruzione delle strade i romani pavimentavano solo i tratti urbani e quelli appena fuori città, per cui un selciato sia nell’attraversamento dell’Appennino, sia quello sotto Villa Melosa può creare qualche dubbio, però è risaputo che nei tratti disagiati in forte pendenza spesso la strada veniva lastricata.
Durante una escursione del gruppo CAI “Quelli del Martedì” abbiamo percorso il sentiero interessato dal ponte sul Vicano di Donnini fino a villa Melosa, facendo conoscenza con la gentile proprietaria che ci ha fatto visitare la villa. Durante la visita ho visto sopra un mobile il libro di Santi e Agostini e la discussione è caduta sulla antica Via Flaminia Militare.
Alcune settimane fa, libro alla mano, ho ripercorso lo stesso sentiero con il mio amico alpino e socio CAI Luigi Cardelli e il selciato è li, visibile soprattutto ai lati. Non sono all’altezza di giudicare se il basolato è romano o medievale per cui fa testo quanto scritto nel libro da i due ricercatori storici, ma per chi sa ascoltare sembra ancora di sentire le voci dei pellegrini che andavano a Roma e anche il passo cadenzato dei soldati romani che hanno fatto la storia.
- Il Libro è introvabile, però è possibile visionarlo completamente su Internet nel sito: www.flaminiamilitare.it. Le foto allegate al testo sono state riprese dal libro.
Testo di Vannetto Vannini