Persignano/Poggitazzi, le balze invisibili di Corneta

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Testo e foto di Vannetto Vannini

Con la fine della mezzadria e la scomparsa dell’antica società rurale che si è portata dietro un retaggio di tradizioni, consuetudini e abitudini ataviche, è cambiata anche la composizione sociale della popolazione e quindi l’economia del territorio, sia a monte che sotto la Setteponti, territorio che ha assunto in parte una connotazione diversa da quella che aveva fino alla metà del secolo scorso.

Per accorgersi di questo avvenuto cambiamento territoriale basta andare nel nostro sito web www.caivaldarnosuperiore.it  e nella sezione “Il nostro territorio” leggere l’articolo “Flora e fauna delle Balze” del socio, past president sezionale, Daniele Menabeni.

In questo articolo vi sono due foto aeree della stessa zona (Piantravigne) fatte a distanza di tempo: una è del 1954 e l’altra del 2016 e nel confronto è evidente come l’aspetto del territorio sia cambiato, perché il bosco si è esteso a scapito di aree coltivate, modificando il paesaggio e gli ecosistemi in appena 60 anni. Si può dire con certezza che il territorio interessato sia variato più dalla metà del secolo scorso ad oggi che nella somma dei secoli passati. Questo ha portato alla scomparsa visiva, a causa della crescita disordinata delle piante, di alcuni gruppi di balze che non sono più individuati bene come una volta.

Nella vecchia società rurale mezzadrile, la coltivazione dei terreni alla base delle balze era intensa e sistematica perché la terra è sempre stata fertile, fresca ma non umida, con l’aggiunta poi   mediante dispersione   periodica nel suolo a fine estate, di terra vergine dalla pezzatura finissima accumulatasi alla base della parete, e dovuta allo sgretolamento della parte superficiale della balza causato dagli agenti atmosferici quali ghiaccio, pioggia intensa e poi sole. Si può affermare che tutta la superficie possibile coltivata era lavorata per seminare grano, mais, fagioli zolfini, legumi, alberi da frutto e orto. Il bosco, che oggi si è esteso molto, ai piedi delle pareti delle balze cresceva solo in alcuni anfratti impossibili da coltivare, anfratti dove però le piante erano sistematicamente tagliate per vari usi. La povertà del mondo agricolo unita alla vecchia mentalità di utilizzare tutto per il proprio uso domestico, faceva in modo che arbusti e   piante presenti   negli anfratti delle balze come ginestre, acacie, quercioli, olmi, ornielli, fossero sistematicamente usati in parte come alimento per i conigli, come legna da ardere per il focolare e a livello di arbusto seccati per scaldare a pane il forno dove era necessario raggiungere una temperatura intorno ai 300°C. Per questo motivo il terreno intorno alla base delle balze era sempre pulito e la vegetazione arborea contenuta.

Con la fine della vecchia società rurale alcune necessità sono venute meno e il bosco non più tagliato ha invaso terreni prima coltivabili e le piante sono diventate molto 

alte e fitte, con una vegetazione tale da rendere difficoltosa la visibilità del territorio dove vi sono alcuni gruppi di balze.

La zona più toccata da questo fenomeno è quella del Borro delle Cave in cui la parte bassa delle balze delle Fate sta sparendo pian piano alla vista, come pure sono già sparite quasi del tutto alcuni gruppi le cui pareti, guglie e pinnacoli hanno un’altezza non molto elevata.

Fra Persignano e Poggitazzi , nel territorio compreso fra   la casa  Poderaccio, il  Farneto,  Casa del Vento  e podere  Colombaia ,  con  una estensione di diverse  decine di ettari,  sono quai scomparse alla vista  le balze di Corneta .Questo gruppo di balze sono molto belle, varie e si differenziano da altri gruppi per lame sottili di terra,  basse pareti  dove è molto evidente la stratificazione terra/ciottoli,  torri isolate e  diversi pinnacoli , tanto che è probabile  che il toponimo “Corneta”  derivi proprio dalla frequenza di questi pinnacoli che  assomigliano a dei corni. Inoltre, fenomeno molto raro, vi sono (o vi erano) diverse torri di terra dove l’erosione ha lasciato   sopra alla cima un grosso sasso (come le piramidi di terra trentine e altoatesine presso Segonzano e Perca). Nel tempo passato sono state molto frequentate dagli abitanti della zona per pascolo di capre e pecore, taglio di legna soprattutto quercioli che nascevano ai confini del coltivabile e che ora, lasciati liberi e diventati querce, coprono interamente quella zona di territorio dove rimangono visibili solo alcune pareti di terra perché di altezza rilevante. Le balze di Corneta, piene di dirupi, anfratti, precipizi, scoscendimenti che fanno parte di una morfologia molto tormentata, hanno sempre eccitato la fantasia della gente del posto nel popolare quella zona di fate e folletti, e rimangono, in una memoria paesana sempre più labile, antiche storie come quella della buca del tesoro dove si intrecciano leggenda, forse qualche verità e fantasia.

Il fenomeno dell’estensione del bosco nelle balze, come ha evidenziato il socio Menabeni con le sue foto, è ormai un fenomeno irreversibile che modifica il paesaggio, rendendolo in parte diverso all’originale e irriconoscibile: le belle, caratteristiche balze di Corneta fra Persignano e Poggitazzi ne sono un esempio.

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