Fra i comuni aretini del Pratomagno, Montemignaio è quello più a Nord e lontano da Arezzo. La storia di Montemignaio è legata fortemente a quella dei Conti Guidi, dei quali conserva mura e torre del castello appartenuto a quella nobile casata dal 1191 fino al 1359, anno in cui il Conte Marco dei Guidi di Modigliana, rinunciò a favore della Repubblica Fiorentina di una parte del Casentino che passando a Firenze fu chiamata “Montagna Fiorentina”. Nell’ordinamento amministrativo della repubblica gigliata, questo territorio andò a formare la Podesteria di Castel San Niccolò, comprendente le comunità di Battifolle, Montemignaio, Ortignano e Castel San Niccolò.
Oltre ai resti del castello, chiamato Castel Leone, Montemignaio vanta una pieve che è uno dei più notevoli edifici romanici del Casentino, però con la presenza di alcuni elementi goticizzanti. Sembra che la costruzione sia stata iniziata per interessamento della Contessa Matilde e ampliata e portata a termine all’ inizio del XIII secolo dai Conti Guidi. Il grosso campanile fa poi pensare che originariamente, per lo meno la parte inferiore, sia stata parte di una torre di avvistamento longobarda (gardingo).
Il paese è costituito da diciannove borgate sparse a semicerchio attorno alla pieve di Santa Maria e distribuite a varie altezze di qua e di la del torrente Scheggia tanto che quelle a Nord sono chiamate “Solatio”, perche nell’arco della giornata hanno molte ore di insolazione, quelle a sud che a causa della posizione della montagna le ore di sole sono minori, vengono chiamate “Bacìo “ ( Termine ancora oggi molto usato che significa “dove non batte mai il sole” la parola bacìo deriva dal latino “opacivus- ombroso”). In complesso Montemignaio è un bellissimo paese immerso in una vegetazione lussureggiante a quota media di 900 m slm. All’inizio del 1900, lo scritture Luigi Turchi scriveva nel suo libro “Montemignaio in Casentino “ che “…Montemignaio offre tutto l’incanto della natura e l’aspetto di un vero villaggio svizzero”, mentre Carlo Beni nella sua “Guida del Casentino” del 1883, scriveva di Montemignaio come “dimora estiva piacevolissima, già conosciuta e apprezzata per l’amenità dei luoghi…”
Se oggi la posizione di Montemignaio appare defilata dalle normali vie di comunicazioni della nostra montagna, non era così quando vi fu costruito il paese che vanta origini romane anche se la zona, in seguito ad alcuni reperti trovati nei pressi della Consuma, si presume fosse abitata prima dagli etruschi. Furono i Romani che costruirono una strada che attraversava tutto il Casentino mantenendo la riva destra dell’Arno, poi puntando verso la montagna, passava per Montemignaio facendolo un punto importante e nevralgico, procedendo in direzione di Firenze. Nel libro “Montemignaio, considerazioni storiche, cronache e note turistiche “ di Mario Gigli, è riportato tutto il percorso di questa strada che ha avuto una importanza fondamentale per il Casentino e tutta quella zona del Pratomagno. Lo stesso nome –Montemignaio- sicuramente proviene dal latino – Mons Miliarius – cioè monte della pietra miliare. I resti di questa antica strada romana furono quelli che l’esercito fiorentino percorse nel Giugno 1289 per portarsi da Firenze a Poppi dove si scontrò con l’esercito aretino a Campaldino e che lo storico del tempo – Giovanni Villani – indicò come “male vie” dopo Pontassieve.
Prima di entrare in paese sia da Nord che da Sud , sul cartello stradale che segnala l’inizio o la fine dell’abitato, dopo il toponimo “Montemignaio”, sono riportati i due gemellaggi che questo comune ha fatto con altri due comuni fra i quali quello di Villanova Solaro (CN) .
Villanova Solaro è un bella cittadina situata nella pianura cuneense, attraversata dal torrente Varaita e vicina al fiume Po che in quel tratto segna il confine fra la provincia di Cuneo con quella di Torino. La storia di questo paese è fortemente legata alla famiglia Solaro , antica famiglia nobile piemontese divisa poi in tanti rami familiari, fra cui i nobili Solaro di Villanova, che al centro del paese costruirono un bellissimo castello, ancora oggi famoso e molto visitato.
Viene allora da chiedersi che correlazione o legame esiste fra Montemignaio e Villanova Solaro che ha dato origine a questo gemellaggio. La soluzione a questo quesito è da ricercare nelle vicende dell’Eremo delle Calle , un romitorio distante da Montemignaio due km e indicato con un cartello, la storia di questo eremo è stata riportata nel sito www.caivaldarnosuperiore.it- Terre Alte – Casentino – Montemignaio – Romitorio delle Calle.
Questo eremo ha ospitato per 42 anni un frate eremita che arrivato a Montemignaio nel 1728 dopo un lungo peregrinare per i monti e fisicamente molto debole e patito, si presentò come Fra Michele Kalbermater ottenendo il permesso di soggiornare al semidistrutto Oratorio o eremo delle Calle, dove vi rimase fino alla morte avvenuta nel 1770 a ottanta anni. Da notare che in tedesco antico, la parola Kalbermater significa “totale dedizione alla Madonna “. Il romito viveva di sole elemosine e con parte di queste e con quello che saltuariamente riceveva dalla famiglia, riuscì con il proprio lavoro a ampliare l’eremo e a costruire un altare per la Madonna dove veniva esposta quella tavola della Madonna col Bambino di scuola senese conosciuta come Madonna delle Calle, che ora si trova nella Pieve di Montemignaio. Sotto l’altare costruì la propria tomba dove ancora è sepolto.
Solo a morte avvenuta fu saputa la vera identità dell’eremita che era il nobile piemontese Conte Cesare Solaro di Villanova, nato nel 1690, sposato e padre di tre figli. La vita da nobile non era confacente con il proprio ideale religioso e così nel 1726 decise di cambiare totalmente stile di vita e, avvertita la moglie e figli, lasciò Villanova vestendo l’abito d’eremita. Partì per la Terra Santa ma arrivato in Galizia trovò grosse difficoltà per il viaggio e allora si portò a Roma incontrando Papa Benedetto XIII , poi passando da Loreto e Todi arrivò a Montemignaio, dove si stabilì all’Oratorio- eremo delle Calle.
ll conte- eremita, da Montemignaio rimase sempre in contatto con la sua nobile famiglia, la quale mandò aiuti finanziari che servirono per sistemare e ampliare il complesso dell’eremo che diventò così solido, più grande e prese l’aspetto attuale. Nel frattempo la moglie del conte eremita, nobildonna Barbara Teresa Rapetti, che in un primo tempo aveva lasciato la famiglia ritirandosi nel convento delle Teresiane Scalze a Moncalieri e ritornata poi nel mondo civile, viveva a Torino una vita molto religiosa e sobria.
Alla morte dell’eremita-conte, dei tre suoi figli era rimasto solo il primogenito Conte Giuseppe Ludovico, che saputo della morte del padre e dopo tre mesi dalla scomparsa arrivò a Montemignaio nel settembre 1770 . Insieme ad un notaio, autorità civili e religiose fu riesumata la salma del defunto eremita per il riconoscimento da parte del figlio e di alcuni altri. Nel Dicembre 1770 nell’Oratorio-eremo delle Calle, a spese della famiglia, fu apposta una lapide con lo stemma dei Solaro e un busto marmoreo del conte-eremita che ancora oggi si può vedere nella bella, piccola chiesetta dell’oratorio.
Scrive Pier Paolo Guidi nel suo libro “Il Romitorio delle Calle, storia di un oratorio casentinese”: Con questo estremo ricordo possiamo dire che i Solaro, per l’ultima volta tornarono ad abbellire l’Oratorio della Madonna delle Calle. Ancora oggi il visitatore può vedere la lapide e il busto del Conte Cesare, vestito con il saio francescano e lo scapolare di terziario.
Da allora tanta acqua il Fiana ha tributato all’Arno ma il busto marmoreo di Frà Michele è ancora lì come a proteggere il sacro tempio voluto dalla pietà popolare e ampliato e abbellito dall’amore e dalla sensibilità del Conte Cesare Ignazio Solaro di Villanova Solaro.
- b. La foto della cartina di Montemignaio è stata presa dal libro “Montemignaio, considerazioni storiche,cronache, note turistiche “ di Mario Gigli. La foto del conte – eremita è stata presa dal libro “Romitorio delle Calle, storia di un oratorio casentinese “di Pier Paolo Guidi.
Foto e testo di Vannetto Vannini