Il palazzo, al n. 20 di Corso Italia, si inserisce nel movimento di formazione delle proprietà fondiarie delle famiglie benestanti fiorentine del settecento. La famiglia Feroni e specificatamente Francesco Feroni, aveva fatto fortuna commerciando una serie vasta di merci fra l’Olanda e l’Italia, non disdegnando di farsi anche mercante di schiavi. Tornato in patria fu cooptato fra le famiglie magnatizie del Granducato e, volendo metter a frutto i guadagni conseguiti con nei commerci acquistò varie proprietà in Toscana fra le quali anche la bellissima villa di Bellavista nella campagna pistoiese. Negli anni a cavallo del 1770 deve aver acquistato anche i 5 poderi che insieme alla villa lascerà alla morte, avvenuta nel 1796, al figlio secondogenito Francesco Silvio. Sicuramente la Villa-fattoria non aveva l’aspetto attuale che è la risultante dell’accorpamento di ben 5 edifici contigui fatti ristrutturare da Francesco Feroni. Le basse lesene in pietra spartiscono il prospetto su via Maestra in cinque distinti settori includendo tre singole finestre sobriamente riquadrate in pietra ed un portale. Una massiccia cornice marcapiano spezza, al terzo piano, il ritmo ascensionale sottolineato dalle lesene. Due monumentali portali, con bugnato di derivazione dagli stilemi dell’Ammannati, come del resto tutto l’edificio di impronta rigorosamente classicista, sono sormontati dal terrazzino con ringhiera in ferro battuto che si appoggiano su due mensole doriche con dalla relativa porta-finestra coronata dallo stemma dei Marchesi Feroni, sottolineano i due assi in rapporto ai quali si dispongono i vari elementi compositivi. Il portale centrale è di disegno diverso, più barocco degli altri, che invece si rifanno allo stile quattrocentesco. Il palazzo, che ha subito recentemente un poderoso restauro, è attualmente sede di una banca.