Herbert Hinkler, l’Aquila solitaria che si schiantò sul Pratomagno

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Herbert   HinKler  era nato nel 1892 in Australia, nello stato del Queensland e imparò a volare in una squadriglia della Raf durante la Prima Guerra Mondiale. Congedato a fine guerra, sviluppò la propria passione per il volo lavorando più volte nella nascente industria aereonautica e contemporaneamente volando su aerei propri  conquistando diversi primati in voli senza scalo.

Foto H. H.

Dopo aver trasvolato nel 1931, con l’aereo canadese “Puss Moth”,  l’Atlantico del Sud da Ovest ad Est, con rotta New York, Giamaica, Brasile, Africa Occidentale, Londra in condizioni atmosferiche proibitive, decise di partire, con lo stesso aereo da Londra,per creare  sulla rotta Inghilterra-Australia, un nuovo  record . Particolare importante e forse determinante è che l’aereo di Hinkler, per la prima volta nella storia della aereonautica, montava un’elica di alluminio.

Il giornale di Firenze “La Nazione” in data 8 Gennaio 1933 (giorno dopo la partenza che fu effettuata il 7 Gennaio) scrive Londra 7: Stamani, alle tre, ora di Greenwich il famoso pilota australiano Hinkler è partito dall’ aerodromo di Feltham per tentare da solo il volo Inghilterra-Australia per abbassare il record di nove giorni, un’ora e cinquanta minuti stabilito da Butler. Hinkler spera di poter migliorare tale primato per un paio di giorni e si propone di compiere la trasvolata in sole cinque tappe. Il primo scalo sarà a Brindisi o ad Atene.”

Il giorno 9  Gennaio già vi erano preoccupazioni per la sorte dell’aviatore, tanto che “ La Nazione “ di Firenze, in data 10 Gennaio 1933 riportava il seguente articolo: “ Londra 9- La sorte dell’aviatore Hincher desta serie apprensioni: … fino ad ora si è disgraziatamente senza notizie dell’ardito aviatore. Dopo aver ritardato la partenza  in seguito alla nebbia che regnava su Peltham, Hinckler spiccava il volo per Brindisi, meta della prima tappa dove contava giungere in serata. Questo ritardo inspiegabile  causa grandi inquietudini. Nell’ambiente dell’aereonautica si teme che Hinckler, il cui primo scalo doveva essere Brindisi, sia stato costretto ad atterrare nella regione  montagnosa dell’Italia. Sembra che il governo italiano sia stato pregato di dare istruzioni affinchè tutti i posti dell’ Aereonautica siano mobilitati in modo da portare soccorso all’aviatore australiano se fosse rimasto vittima di qualche accidente”

Nei giorni seguenti aumenta la preoccupazione per la sorte dell’aviatore e il giornale “La Nazione”, nell’intestazione di una serie consecutiva di articoli esprime molto bene lo stato di apprensione per la sorte del pilota

La Nazione 11 Gennaio 1933: Preoccupazione per la sorte dell’aviatore Hincler.

La Nazione 17 Gennaio 1933: Nessuna notizia di Hinckler, le ricerche nella regione alpina.

La Nazione 18 Gennaio 1933: Preoccupazione per la sorte dell’aviatore Hinckler.

La Nazione 19 Gennaio 1933: L’aereoplano di Hinckler sarebbe atterrato in Francia.

La Nazione 20 Gennaio 1933: L’aviatore Hope scomparso mentre va alla ricerca di Hinckler.

La Nazione 21 Gennaio: L’aviatore Hope costretto ad un atterraggio di fortuna.

La Nazione 3 Febbraio 1933: La sorte di Hinckler. Misteriose dichiarazioni della moglie.

I rottami dell'aereo

La Nazione 28 Aprile 1933: “Macabra scoperta nei boschi del Pratomagno ( Castelfranco di Sopra -27 notte): Due operai che si sono recati sui contrafforti di Pratomagno per fare carbone, hanno narrato, e si sono recati a denunciare la cosa alla caserma dei Carabinieri, di aver veduto un cadavere in putrefazione e, a distanza di circa una ventina di metri, i resti di un aereoplano. Il cadavere, secondo quando affermano i due predetti operai, presenta una ferita alla testa. Non è possibile, trattandosi di zona montuosa, lontana da qui e priva di strade, poter controllare la notizia. La località dove il cadavere è stato trovato sarebbe situata nel comune di Castel San Niccolò.”

La Nazione 29 Aprile 1933: Il trasvolatore Hinckler perì sul Pratomagno. La salma rinvenuta nell’Alto Casentino è quella dell’eroico pilota. Denari e documenti ritrovati. Ipotesi sulla causa della sciagura.

I fatti si erano svolti così: due carbonai di Piandiscò (non di Castelfranco né di Loro Ciuffenna) stavano facendo una ricognizione nella montagna per individuare piazzole per le loro prossime carbonaie. In località Prato alle Vacche, che si trova nel versante casentinese del Poggio di Castelfranco (vicino dove ora vi è il ristorante “ Da Giocondo”), trovarono i resti del pilota e dell’aereo.  Ritornarono in Valdarno e denunciarono la scoperta ai Carabinieri di Castelfranco di  Sopra ( a Piandiscò non è mai esistita una caserma dell’Arma). Il Maresciallo di Castelfranco di S. capì che la zona era di competenza di Castel S. Niccolò per cui  furono avvisati dal Comando Provinciale dell’Arma i Carabinieri della Tenenza di Bibbiena.. Fu deciso, nonostante fosse già sera, di partire con  due squadre composte da militari e civili: una con partenza da Castelfranco e guidata dai due carbonai , via Pulicciano, Montrago, il Masso Ladronaia (vedi Terre Alte), Varco alla Vetrice e Varco di Castelfranco; l’altra  con partenza da Castel San Niccolò    guidata dal Maresciallo Aureli e dal tenente aviatore dott.re Giuseppe Ghidini, che però non sapevano il luogo preciso del ritrovamento. La squadra casentinese prese la direzione di Cetica e Badia di Cetica (prossimamente su Terre Alte) incontrandosi sul crinale con la squadra dei valdarnesi. Insieme, giunsero a Prato alle Vacche, a poca distanza dalla vetta del Pratomagno e trovarono l’apparecchio in frantumi e più in basso, a cento metri di distanza, il cadavere in posizione supina e la testa fracassata. Il Maresciallo dette ordine di frugare nei vestiti del morto e vengono rinvenuti il passaporto, il porto d’armi, il portafoglio contenente 65.000 lire in buoni del tesoro canadesi e settantacinque lire italiane. Nelle tasche viene rinvenuto un orologio fermo alle ore tre. Inoltre dai documenti dell’inchiesta che fu condotta poi dalla Procura di Arezzo mancò una pistola “Browing” calibro 7,65 e un portasigarette d’oro.

La notizia fece il giro del mondo e grande fu l’accorrere in zona di autorità italiane, britanniche e numerosi giornalisti. Il governo italiano  decretò funerali di stato e furono resi a Hincker solenni onori militari, che si conclusero a Firenze nel Cimitero degli Allori dove l’aviatore  australiano fu inumato.

L'inaugurazione del Cippo

Tutt’oggi non sono chiare le cause  tecniche della tragica fine del pilota e per questo ancora oggi si cerca l’elica dell’aereo che probabilmente si staccò prima dell’impatto. L’elica potrebbe, all’epoca, essere rinvenuta da persone che ancora oggi la conservano come cimelio.  Hinckler sorvolò Firenze alle ore 11,05 (ora italiana) del 7 Gennaio 1933. La rotta avrebbe dovuto condurlo lungo il Valdarno e la Val di Chiana da Pontassieve a Orvieto. Secondo il parere di tecnici aereonautici, il pilota potrebbe aver perso il controllo del velivolo all’altezza del ponte che unisce Rignano a San Clemente, andando a schiantarsi sul Pratomagno. È da tener presente che se il motore entrò in avaria , l’elica potrebbe essersi staccata subito e quindi cadere anche nell’Arno; l’esame dell’elica consentirebbe di stabilire con alta percentuale di esattezza le cause dell’incidente.

Nel 1933, l’Aereo Club Perticucci di Arezzo promosse l’iniziativa di erigere un cippo a memoria del grande pilota nel punto dove era stato ritrovato il suo corpo. Il cippo andò distrutto durante le vicende belliche che interessarono il Pratomagno.

Nel frattempo, nel Novembre 1966 era caduta la storica Croce sulla cima del Pratomagno e poco dopo nacque  un comitato presieduto dall’avvocato Alfredo Merlini (lo stesso a capo del comitato che aveva sponsorizzato la Croce nel 1929) per il ripristino della Croce che doveva essere inaugurata il 1 Settembre 1968 in occasione della Festa della Montagna,  celebrata al Varco dellAnciolina; in quell’occasione, nel punto più alto del Pratomagno, nel Monte Pianellaccio m 1593 (vicino alla Croce m.1591) si sarebbe inaugurato il nuovo cippo commemorativo a Herbert Hinckler. A causa del cattivo tempo, la ditta di Soci che aveva avuto in appalto il lavoro di costruzione e messa in opera , non potette finire i lavori per  la data prestabilita e l’inaugurazione  della nuova Croce  slittò al 3 Agosto 1969. La Festa della Montagna ebbe luogo lo stesso al Varco dell’Anciolina il 1 Settembre 1968 e proprio quel giorno avvenne l’inaugurazione del nuovo cippo a Hinckler con la partecipazione del presidente del Senato  Amintore Fanfani, e con lui il ministro dell’Agricoltura e Foreste  onorevole Sedati, l’Ambasciatore australiano a Roma Walter Crocker e il Console britannico a Firenze Pirie Gordon, inoltre numerose autorità civili e militari.  A pag 289 della “Storia del Valdarno” in un articolo dedicato a Hinckler , Alberto  Droandi  scrive “…di fronte alle bandiere italiana, australiana ed inglese, un picchetto di Forestali rese gli onori; le note suggestive e solenni del “ Silenzio fuori ordinanza” scivolarono verso le due valli suscitando profonda commozione mentre risuonavano nelle pieghe profonde della montagna”.

Herbert Hinckler non fu mai dimenticato tanto che nell’Aprile 1983, cinquantesimo anniversario della caduta dell’aereo vi furono cerimonie sia al Cimitero  degli Allori a Firenze dove sono sepolte le spoglie del pilota , sia in Pratomagno a Prato alle Vacche, ancora innevato, che fu raggiunto dalle autorità per mezzo di elicotteri. Erano presenti il Duca d’Aosta, l’Ambasciatore d’Australia a Roma Keith Douglas Scott, il Capo di Stato Maggiore dell’Aereonautica generale Lamberto Bartolucci, il Prefetto di Arezzo e altre personalità e insieme a loro un centinaio di appassionati di montagna (molti soci del CAI di Arezzo e fra i quali il sottoscritto che ricorda bene l’avvenimento).

Fra la sorpresa generale, durante la cerimonia la zona di Prato alle Vacche  fu sorvolata da un vecchio aereo, ancora più vecchio del “ Puss Moth” di Hinckler, decollato dalla pista di volo della Tenuta del Borro  dei Savoia-Aosta. Durante la cerimonia il Duca consegnò al Generale di Squadra Aerea Giuseppe Pesce, la coppa del olio del motore dell’aereo  del pilota australiano,  coppa che attualmente è custodita presso il Museo Storico dell’Aereonautica Militare a Vigna di Valle sul Lago di Bracciano, inoltre fra  gli oggetti recuperati figura  il binocolo di Hinckler e una maniglia  dell’aereo .

Poiché manca all’appello  uno stupendo portasigarette d’oro con inciso la corona inglese che Hinckler aveva ricevuto  nei primissimi giorni del 1933 dal Re d’Inghilterra, il Duca d’Aosta lanciò un appello a mezzo stampa  che se nel caso, qualcuno lo tenesse come ricordo, lui l’avrebbe pagato molto più del valore venale dell’oggetto.

Oggi, sulla parte più alta del Pratomagno, il cippo dedicato a Hinckler sfida  sole, neve  e bufere perpetuando così il ricordo del valoroso pilata australiano, pioniere dell’aviazione, ed è una prova degli stretti legami, al di la di confini e barriere che uniscono gli appassionati dell’aria, della montagna e il popolo italiano con quello australiano.

cippo

    lapide

                                                                                                                                  Vannetto Vannini

Aggiornamento del 3/3/2024 : Le notizie su quanto è accaduto nella nostra montagna del Pratomagno sono sempre in lento ma costante aggiornamento dagli appassionati del Club Alpino Italiano (CAI) Sez. Valdarno Superiore -Montevarchi. A fine dell’anno 2023 è stato pubblicato un libro da Antonio Sordi di Piandiscò intitolato “L’aia di’ Botta. Vita, storie, personaggi e leggende di Casabiondo e dintorni negli anni Cinquanta” in cui l’autore rende finalmente estrema chiarezza di come furono ritrovati i rottami dell’aereo e lo stesso corpo del pilota australiano Hinkler nel mese di aprile 1933. Rimane, con la stampa di allora, una differenza di data (18 o 28 aprile), ma la sequenza degli avvenimenti che permisero il ritrovamento dei resti dell’aereo e del corpo dell’avviatore è precisa e puntualizzata bene. Riporto testualmente quanto scritto da Antonio Sordi nel suo libro a pag. 168 e seguenti. “ … Così Fello partì per il Pratomagno dove, in località Le Portacce avrebbe fatto la brace: Nella pratina vi erano ancora dei remoli di neve. Era il giorno 18 Aprile e si annunciava una bella giornata. Fello fu incuriosito da alcuni oggetti strani: chiavi inglesi, una ruota di gomma e tante altre cose che attirarono la sua attenzione. Non capiva come mai ci fossero sul prato questi oggetti e cosa vi fosse successo. Poi vide un aereo e poco più là, dietro un ginepro i resti di un piccolo uomo, abbastanza ben conservato, considerati il freddo e la neve. Fello non stette a pensarci due volte, il territorio ricadeva nel comune di Castel San Niccolò, e lui si avviò a piedi, con il mulo a seguito, verso i carabinieri di Strada in Casentino. Percorso meno di un chilometro, incontrò un collega di Castelfranco di Sopra, al quale raccontò quello che aveva visto e dove si stava dirigendo. L’uomo gli chiese di poterlo accompagnare, così Fello tornò indietro sul luogo della caduta dell’aereo e chiese al collega di rimanere in zona a vigilare sulla salma e su tutto il resto. Così si lasciarono. Fello ripartì alla volta di Strada, dove arrivò nel tardo pomeriggio. Lì raccontò tutto ai carabinieri e con loro concordò la partenza per il giorno dopo, non prima di aver chiesto al comando della stazione di far giungere, in qualche modo, sue notizie ai familiari, a Casabiondo.
L’altro carbonaio intanto non rispettò i patti. Appena Fello sparì dalla sua vista, partì alla volta di Castelfranco, dove avvisò i carabinieri di quel ritrovamento. Il maresciallo capì subito che si trattava di un fatto importante, così avvisò un giornalista del quotidiano La Nazione, che a sua volta chiamò un fotografo. Formarono un gruppo e partirono per il Pratomagno, dove arrivarono alle prime luci dell’alba. Alla stessa ora il Fello, con i carabinieri di Strada, partiva da Pagliericcio, dove era stato ospitato in una stalla insieme al mulo. Questi arrivarono sul luogo in tarda mattinata e, con sorpresa e sdegno, videro diverse persone sul luogo, tra cui il carbonaio valdarnese con i carabinieri di Castelfranco. Il sottufficiale di Strada, arrabbiatissimo, accusò il collega di aver invaso il territorio di sua competenza. Anche il Fello usò parole dure con l’altro carbonaio, ma comunque la frittata era già stata fatta.
Il giornalista e il fotografo erano già rientrati, e la notizia fu pubblicata su La Nazione e su altri giornali, anche internazionali, vista la fama di questo trasvolatore. Sulle foto era stato ripreso il carbonaio che aveva scippato la notizia a Fello, e anche oggi su libri e giornali d’epoca risulta questo imbroglione come colui che ritrovò l’aviatore. I fatti vennero poi chiariti, e valsero poi i verbali dei carabinieri di Strada ad accertare la verità…………. Passarono mesi, e un giorno, a Casabiondo, arrivarono due eleganti auto, scortate da una moto dei carabinieri. Gli abitanti, incuriositi, si chiedevano: “ Cosa sarà successo ? “ . Cercavano Raffaello Cari, erano il console inglese e un importante diplomatico australiano. Entrarono nella modestissima casa del carbonaio, dove li accolse la Fella. Il marito rientrò più tardi, ritornando dalla montagna con l’inseparabile mulo. Dopo le presentazioni, questi signori vollero sapere la verità sul ritrovamento del grande trasvolatore. Una volta terminato il minuzioso racconto di Fello, loro pensarono di premiare in qualche modo questa onestissima persona, ma lui rispose: “ Un voglio nulla, e lo rifarei”. Sorpresi dall’onestà e dalla schiettezza del carbonaio, si congedarono, salutandolo affettuosamente “.