La Villa di Poggitazzi

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Nei secoli VII° e VIII° il toponimo di Poggitazzi che in epoca etrusca e romana doveva essere all’incrocio di un percorso che si dipanava tra Gropina e Certignano, Immagine35in parallelo al percorso più a monte e più importante, ed a quello che dalla strada Arezzo-Fiesole si staccava e, per Piantravigne e Treggiaia si connetteva ai percorsi a valle lungo l’attuale via degli Urbini,  in quei secoli dicevamo, il toponimo rimandava al germanico “Tazzo  ” ed ad una presenza longobarda nella zona certificata dalla chiesa antica di Gropina e dallo spedale di San Michele a Montemarciano. Con l’incastellamento del X° secolo Poggitazzi prende la forma consolidata del fuso sviluppato intorno alla strada mediana ed era inserito nel sistema di castelli a controllo del territorio della famiglia dei Pazzi, comitali dei Conti Guidi. Il nucleo fortificato era una poderosa muraglia che in parte è ancora visibile e si trova a contenimento del giardino a strapiombo su di un  pianoro aggettante su di una balza. Il cassero occupava il sito attuale della fattoria. La cappella era dedicata a Sant’Antonio Abate ed è ancora come un tempo a navata unica.  Due strade lo collegavano sia alla strada Setteponti che, dall’altra parte, attraverso la via delle cave, verso la valle dell’Arno. Quando nel 1288 i fiorentini assediarono i castelli dei Pazzi  in Valdarno, anche Poggitazzi passò nella potestà cittadina, sebbene per via di riscatto di danaro e beni e non per mano militare. Dopo Campaldino nel 1289 tutti i castelli del circondario entrarono nella potestà di Firenze. Nel XIV° secolo il castello fu proprieta della famiglia fiorentina-figlinese dei Feo, di sicura fede guelfa. Dopo di loro la proprietà passò alla famiglia Libri che la detennero, con diversi passaggi fra i rami della famiglia, fino al Settecento inoltrato, iniziandovi quelle ristrutturazioni che portarono dalla nascita di una “casa da signore” fino alla “villa” settecentesca che fu delineata nelle  sue strutture e decorazioni fondamentali da Massimiliano Libri, negli ultimi anni del Settecento e nei primi dell’Ottocento. Insieme alla villa Massimiliano Libri ampliò notevolmente la tenuta, che a quei tempi inglobava anche la fattoria-villa di Riofi, che fu però venduta dopo pochi anni. Nella seconda metà dell’Ottocento, per linea femminile, la fattoria entrò nei benefici della famiglia Graziani. Dopo il 1876, in seguito alle nozze di Melania Libri Graziani con Giovanni Magherini di Figline Valdarno, figlio del fattore dei Serristori nella fattoria Casagrande a Figline, avvenuto in quell’anno, la villa passerà in possesso di Giovanni Magherini che prenderà anche il nome ed i titoli dei Graziani, famoso uomo di lettere valdagnese.Immagine36 Molti sono i lavori che questo proprietaro fece fare, sia all’interno che all’esterno della villa, con la ristrutturazione di diverse stanze; lo sbassamento dei piazzali che consentirono la costruzione delle due rampe di scale che oggi permettono l’accesso alla villa ed alla fattoria. Fu costruito anche un nuovo viale di accesso alla villa e numerosi furono i lavori alla cappella ed ai fabbricati del piccolo borgo. Subito dopo la seconda guerra mondiale la villa passò in proprietà di Idilio Lombardi, proprietario della Banca Commerciale di San Giovanni Valdarno, La proprietà attuale è ancora legata a quest’ultima famiglia.

 

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