Due chiacchiere una foto un grande momento un grande racconto!

Comunicazioni

Ultimamente su facebook si sono ampliate le nostre forze e le occasioni di parlare di montagna e della nostra attività. Quello che è molto positivo è stato il nuovo contatto di vecchi soci che per mille ragioni non ci seguono in questo momento ma che evidentemente non ci possono dimenticare e che ancora conservano il piacere di essere stati con noi. 

Così, fra saluti e ricordi, sono affiorate vecchie foto che hanno sollecitato un racconto che vi riproponiamo in questa sezione del nostro sito. Vannetto ricorda con Giovanni Susi, uno dei vecchi soci…….

Vannetto Vannini: ” Io e il dott. Benci ci calammo nel dirupo, attraversammo il fiume in piena facendo sicurezza con delle corde e arrivammo al ferito sotto la cascata di 50 m. Il volume di acqua era impressionante e il rumore assordante tanto che rimasi alcuni giorni con gli orecchi che mi fischiavano. A chiedere soccorso a S. Benedetto in Alpe andarono il Borchi, il Ceccarelli e uno di S. Giovanni che era direttore della filiale della Cassa di Risparmio di Firenze di Piandiscò. In genere accorrevano due ore, ma poiché andarono quasi di corsa impiegarono 45 m. Il Benci costatò lo stato gravissimo del ragazzo e decidemmo di portarlo su. La barella la feci io facendo una specie di scala con dei rami di un faggio secco, legandoli bene. Questa operazione, l’avevo fatta da alpino al Villaggio Tridentina di Colfosco, comandato dal Maggiore Alfio! ma soprattutto da un eroe della guerra di Russia, l’Aiutante di Battaglia ……… (nome ladino), per cui mi riuscì benissimo (e poi dicono che la naia alpina non serve!!!!!). Quando arrivaste voi, per un sentiero migliore, il ragazzo era già fasciato da una coperta (buttata da qualcuno) e legato bene alla scala. La corda che si vede nella barella, era il mio cordino che avevo usato al corso roccia al Villaggio Tridentina. Lo persi e mi dispiacque perché era un caro ricordo di naja. Poi arrivaste voi e riuscimmo con difficoltà a portare il ferito sul Piano dei Romiti. In quel momento arrivò l’elicottero e portò il ferito all’ospedale civile di Cesena. Io, come responsabile del gruppo, detti il mio nome al dottore dell’elicottero. Il giorno dopo in fabbrica mi chiamò il Maresciallo dei Carabinieri di San Godenzo, facendomi i rallegramenti per l’intervento e mi mise in comunicazione con un medico dell’ospedale civile di Cesena che, oltre a ringraziarmi per il soccorso da manuale, mi mise al corrente delle condizioni del ferito che era tutto rotto e in coma. Era il 16 o 17 aprile del 1988 e ho saputo (più tardi ma non ricordo da chi) il nome del ragazzo che aveva 22 anni ed era di Russi (RA), il quale usci dal coma il 5 Luglio. Purtroppo il ragazzo è rimasto paralizzato. Per questa vicenda il Panathlon Valdarno Superiore insignì il Cai di una onoreficenza (Sportivo dell’anno) che ritirai io nel 1989.”

 

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