Da “Abbadare” a………… “Agli zoppi grucciate”

Comunicazioni

Nel titolo abbiamo messo la prima parola e l’ultima espressione del libro dell’Accademia della Crusca che vedete in figura, bello ed interessante, scritto in collaborazione da quattro studiosi, fra cui una Socia della nostra Sezione: Matilde Paoli.

Vorremo segnalarvi questa Socia che con perizia e passione frequenta territori scabrosi, impegnativi, dove non ci sono appigli per salire sulle vette del sapere se non applicazione, pazienza e studi ripetuti come, ci piace il paragone, sono i passi ripetuti, lenti e faticosi,  che ci consentono di raggiungere la cima dei monti nelle escursione del C.A.I.

Lasciateci quindi complimentare con Matilde per questo bella prova che la unisce ai colleghi nel presentarci questo libro che per noi fiorentini e toscani riserva scoperte e conferme sulle nostre parole e sulla nostra “lingua”. Leggendo nelle presentazione del libro troviamo delle informazioni tecniche:

Il volume presenta una selezione di circa 900 voci ed espressioni raccolte dalla viva voce dei parlanti fiorentini dei quartieri di Santa Croce, San Frediano e Rifredi, le cui parole sono state registrate e puntualmente trascritte in ampi contesti. Attraverso le pagine del volume il lettore ritrova il fiorentino come lingua “intera”, quindi, come ogni lingua, legato al contatto con le cose di ogni giorno e a quello che a tutti accade nella vita quotidiana. È dunque un fiorentino svincolato da stereotipi che lo collocano facilmente “sopra riga”, quasi fosse necessariamente solo il regno ell’espressività e della battuta, dimenticando – nientemeno – che ci sono anche i “nomi delle cose”.

Ma quello che ci piace sottolineare è il piacere della lettura dei lemmi, che con il loro corollario di espressioni vere e quotidiane, spesso regala momenti veramente divertenti. A noi ha fatto anche un altro effetto, oltre quello del divertimento, ci ha da un lato un po’ rinfrancati nel farci comprendere che, anche quando non ci controlliamo e, magari in famiglia, parliamo molto liberamente con le nostre “c” aspirate, mangiandoci regolarmente l’ultima consonante prima dell’ultima vocale, non siamo soli ma in buona compagnia e, quello che ci conforta, nonostante questo uso dialettale delle parole è la grande creatività che i toscani dimostrano nell’usare in modi diversi le parole, nel fornire loro significati completamente diversi in contesti diversi del discorso, nel manipolarle, rivoltarle, renderle tronche, usarne gli accrescitivi o i diminuitivi per stravolgerne il senso e farne risaltare una aspetto speciale, un aspetto che solo qui, in Toscana, sappiamo decifrare. Una creatività che è tutt’uno con i mille modi di vivere in Toscana.

Grazie quindi a questo libro che ci permette di accrescere la considerazione in noi stessi.

P.S. La nostra Socia Matilde ha anche avuto la buona idee di farci un regalo. Ci ha regalato una copia del libro che è consultabile nella biblioteca della Sezione.