Il Santuario alla quota più alta d’Europa: Sant’Anna di Vinadio in Valle Stura

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La provincia di Cuneo è chiamata “Provincia Granda”, in quanto dopo l’unita nazionale, era la provincia più estesa d’Italia. Oggi non lo è più, perché con il trattato di Parigi del 1947, una parte della Valle Roja con Briga e Tenda sono passati alla Francia, ma il soprannome rimane e i cuneesi, gente di montagna, scarponi e alpini, attaccatissimi alla loro terra ne sono contenti. A raggiera, partono da Cuneo e dalla pianura verso il confine con la Francia una serie di vallate alpine tutte molto belle, difficile dire quale è la più bella perché ogni vallata ha caratteristiche particolari diverse dalle altre e tutte hanno in comune delle montagne bellissime. Le vallate prendono il nome dai fiumi dai quali sono percorse; da Sud verso Nord abbiamo la Valle Vermenagna con il la stazione sciistica di Limone Piemonte, la Val Gesso con Valdieri e il Parco Regionali Alpi Marittime, la Valle Stura, bellissima è una valle molto lunga che va da Cuneo al Colle della Maddalena con le cittadine di Demonte, Vinadio, Bersezio e una serie di montagne incredibilmente affascinanti, la Val Grana con Castelmagno, patria del famoso formaggio considerato il migliore d’Italia è la valle più corta. La Val Maira con Dronero, Acceglio e Prazzo ai piedi di montagne che conservano ancora intatte leggende e tradizioni ataviche, la Val Varaita dominata dal Monviso che qui viene chiamato il Re di Pietra. La valle è in comunicazione con la Francia attraverso il valico carrozzabile del Colle dell’Agnello m.2744, questo passo è il secondo più alto d’Italia dopo lo Stelvio ed è stato interessato al passaggio di diverse tappe del Giro d’Italia e del Tour de France. Interessantissime poi sono le piccole vallette laterale alle vallate principali, queste vallette, che hanno seriamente corso il pericolo delle spopolamento mantengono intatte lingua, architettura, costumi e tradizioni occitane. Tutte queste valli sono percorse da sentieri, anche ad alta quota, che ricalcano gli antichi” itinerari del sale” (al Colle delle Traversette sul Monviso, a quota 2882 m e ancora agibile il Buco del Viso”) percorsi che poi erano gli stessi degli “acciugai”, che dalla Liguria portavano con i muli sia il sale che le acciughe in questi paesi di montagna, in Valle Maira l’acciuga è ancora oggi una componente principale della cucina valligiana. Il sale era allora un prodotto molto prezioso e in certi momenti sostituiva la moneta. Indispensabile all’alimentazione di uomini e animali, veniva impiegato per le proprietà antisettiche, mediante la salatura e la salamoia, nella conservazione degli alimenti. Percorrendo la Valle Stura verso la Francia, a distanza di una quarantina di Km da Cuneo si trova la cittadina di Vinadio 904 m. famosa per le terme e il forte ottocentesco del periodo albertino, proseguendo a sinistra nel Vallone di San Anna a quota 2010, sotto Punta Maladecia m.2745 si arriva al Santuario di Sant’Anna di Vinadio, il più alto d’ Europa nei cui pressi (più basse) sono le sorgenti di una famosa acqua minerale la cui sede commerciale è a Vinadio.

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La strada prosegue fino al vicino confine di stato presso il Colle della Lombarda m. 2350 per scendere in Francia a Isola 2000, famosa stazione sciistica transalpina.

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Siamo nelle Alpi Marittime e qui le montagne si chiamano Gelas, Cima della Maledia, Argentera, Rocca dell’Abisso, Monte Tenibres, Brocan, Malinvern ecc… tutte cime poco sotto o poco sopra i tremila metri, alcune come il Gelas m. 3163 con un piccolo ghiacciaio. Il fascino speciale di queste montagne si legge già nel nome della catena di appartenenza che mette insieme due elementi apparentemente antitetici: le Alpi e il mare che si avvicinano per quasi incontrarsi, creando commistioni di ambienti glaciali severi e atmosfere mediterranee. Oggi il Santuario di Sant’Anna di Vinadio, che ha una storia antichissima, è un insieme di costruzioni che hanno inglobato anche le caserme degli Alpini, che qui sono stati di casa dal 1872, anno della fondazione del Corpo, fino agli anni quaranta del secolo scorso. Nel 2016 fu tappa del Giro d’Italia con una bella vittoria di Nibali che vinse anche il giro. Se qualche forma di presenza religiosa può esserci stata prima dell’anno Mille, questa andrebbe vista in quel contesto religioso frequentato da qualche eremita sostenuto dall’Abbazia di San Dalmazzo di Pedona, situata in quello che oggi è Borgo San Dalmazzo, periferia di Cuneo. Questa abbazia nell’VIII secolo si prese cura dei percorsi alpini a favore dei pellegrini che nei secoli del medioevo si mossero attraverso l’Europa a ondate diverse. Comuni a tante altre zone di montagna, si ebbero liti e grosse divergenze fra i pastori dei due versanti per determinare i confini dei pascoli, comunque il primo documento storico che attesta in quel luogo alpino una chiesetta è del 1307.

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Però è certo che la prima mulattiera, costruita per agevolare il commercio del sale e dell’olio, risale al XIV secolo, in virtù del fatto che la Contea di Nizza divenne parte integrante dello Stato sabaudo. La mulattiera incrementò il passaggio dei pellegrini per cui poco dopo nei pressi della chiesetta venne costruito un ospizio mantenuto dagli eremiti che si dedicavano al servizio del viandanti. Nel XV secolo tutto il complesso religioso diventò santuario e i religiosi e civili che lo abitavano tutto l’anno, ebbero compiti precisi come la manutenzione degli edifici, somministrare viveri ai viandanti e accompagnarli per un tratto di strada in caso di maltempo, suonare la campana in caso di brutto tempo per orientare bene i pellegrini, provvedere al fieno che serviva da giaciglio ai viandanti… Un documento del 1443 attesta per la prima volta la nuova dedicazione del santuario a Sant’Anna, il cui culto, insieme a quello di San Giovacchino, si era esteso anche in Occidente, soprattutto in Piemonte dopo le crociate, fu proprio in questo periodo che si diffuse la festa di Sant’Anna il 26 Luglio. Il santuario crebbe in potenza e in fama, mantenendo sempre nelle proprie funzioni prioritaria l’accoglienza dei pellegrini, i quali erano sempre più numerosi e Il Passo “Colle della Lombarda” – 2350 m. …E in inverno

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che venivano accolti separatamente per sesso in locali diversi, per questo furono costruiti nuovi ambienti. Durante le turbolenze antireligiose di fine Settecento e le guerre napoleoniche, furono costruiti nuovi locali per i pellegrini, per questo fu necessario ampliare la mulattiera che diventò così una stradella adatta non solo per il trasporto del materiale a soma con i muli, ma anche con mezzi a ruote, così che il primo carro arrivò al santuario nel 1833. Nel 1847, in pieno periodo albertino, ebbe inizio un grande progetto di costruzione di un edificio per pellegrini parallelo a quello religioso. Questo fu l’ultimo grande progetto del santuario, da quel periodo in poi la vita del complesso religioso e il flusso dei pellegrini furono ostacolati per la secolarizzazione avvenuta all’inizio del Regno d’Italia e per la militarizzazione della valle, ritenuta strategica. Fortemente militarizzata in funzione antifrancese con postazioni in caverna e bunker, furono costruiti poi altri forti e poi ancora caserme e fortini facenti parte del Vallo Littorio, soprattutto nel periodo 1936-42. Passata la bufera della guerra che vide al santuario un susseguirsi di militari sbandati, partigiani, tedeschi, repubblichini e infine reparti della Legione Straniera francese, ritornarono i pellegrini e con loro il turismo di massa, con il rischio di travolgere sia la natura che il raccoglimento religioso, incrementando notevolmente il traffico in quelle vecchie vie militari, però migliorate ogni anno. Sono stato l’ultima volta al Santuario di Sant’ Anna di Vinadio nel 2007, l’anno successivo alla salita per la via normale sul Monviso m. 3841 fatta dal sottoscritto e dal dott. Ireneo Passeri e lo stesso anno che insieme al Passeri, Fattori e Monda salimmo in Valle Aurina sul Picco dei Tre Signori m. 3500, una montagna di ghiaccio e roccia particolarmente cara a noi, alpini della gloriosa Tridentina. Ho visto il santuario e tutto il comprensorio dalla vetta della Punta Maladecia m. 2745, il santuario era ben visibile da lassù, un luogo idilliaco, di serenità e di incontro degli uomini con Dio, con la natura, con se stessi in quella condivisione fraterna di gioia e di semplicità che continua da oltre 700 anni e che solo un antico complesso religioso, un cielo azzurro e un panorama profondo incastonati in un ambiente montano sanno elargire a piene mani.

Vannetto Vannini

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