La Badia a Montemuro, conosciuta anche come “Badiaccia” è una frazione del Comune di Radda ma noi, sempre per nostra comodità, la inseriamo e la troviamo nel comune di Cavriglia. Si trova a 706 metri di altezza sul mare, a qualche decina di metri, dentro il versante chiantigiano, dal crinale delle colline che dividono il Valdarno dal Chianti, nei pressi del monte San Michele, il più alto dei monti del Chianti (893 mslm). La posizione ne evidenzia immediatamente l’importanza per il controllo del traffico fra le due vallate. Sia sufficiente un accenno al riguardo. Le Badie di Coltibuono, Montemuro, Montescalari, sembrano sorelle sentinelle sul crinale. La storia del borgo è strettamente legata a quella della Badia che in parte è ancora riconoscibile nei muri delle case e nella chiesa ancora presenti. La chiesa di Montemuro, dedicata a San Pietro, venne consacrata dai Cardinali Umberto di Silva Candida e Pietro di Tuscolo nel 1058. La vita monastica benedettina risulta già esistente nel 1078. Sul luogo ci dovevano essere due piccoli monasteri che, dalla bolla di Onorio III° spedita al monastero di Camaldoli nel 1125, sappiamo essere entrambi posti sotto il patronato di detto Monastero insieme alle loro sostanze e giurisdizioni, (in pratica ai beni posseduti). L’uno era il Monastero di San Michele, l’altro la Badia di Montemuro. La sottomissione a Camaldoli fu rinnovata da Innocenzo II° nel 1136, da Papa Lucio III° nel 1184 e da Papa Innocenzo III° nel 1198. Pure gli Imperatori furono della stessa opinione conservandola sotto Camaldoli con bolla di Ottone IV° nel 1209 e di Carlo IV° nel 1355. Nel XIII° secolo il borgo entrò a far parte del sistema di potere dei Della Foresta, la famiglia figlinese che signoreggiava in questo lembo di Toscana. I Della Foresta, anche con la linea dei “Franzesi”, tenevano sotto il proprio dominio il castello di Figline, Montedominichi, Pian Franzese e Staggia. In effetti esiste un documento che evidenzia che le due Badie, con tutti i loro possedimenti, furono date in affitto dal Priore di Camaldoli a Musciatto dei Franzesi della Foresta. La testimonianza è indiretta dal momento che si evince da una lite che nel 1310 opponeva i Bardi al monastero di Camaldoli. La lite era inserita nel tentativo dei creditori dei Franzesi (i Bardi in questo caso) per ottenere la restituzione dei debiti della famiglia figlinese. Nel 1343 il Capitolo Generale dei Camaldolesi determinò di rientrare in possesso della Badia dai Franzesi. Il proposito fu portato a termine nel 1355. All’inizio del XVI° secolo, Camaldoli unì la Badia di Montemuro, atto sancito con un breve di Leone X° precisamente nel 1513, al monastero di San Benedetto di Firenze che, quando nel 1529, durante l’assedio di Firenze fu distrutto , fu sostituito nel possesso della Badia dal Monastero degli Angeli, sempre di Firenze, che lo mantenne fino al 1819. Dal 1616 fu denominata anche col peggiorativo di “Badiaccia” per lo stato di abbandono in cui cominciò a versare. I monaci vi rimasero fino al 1661. Nel 1784 la chiesa fu lasciata solo come chiesa parrocchiale. Dopo la soppressione degli ordini decretata da Napoleone l’Abbazia andò incontro ad un periodo ulteriore di abbandono che determinò anche il crollo di molte strutture. Le pietre dell’Abbazia servirono per ricostruire l’attuale chiesa dedicata a San Pietro, semplice chiesetta ad aula unica. Della vecchia chiesa abbaziale è rimasto il braccio sinistro del transetto, in origine coperto da volta a crocera. Questo fa ricordare che, similmente alle altre badie, la chiesa era costruita a croce latina. Sopra la porta d’ingresso vi è rimasto lo stemma dei monaci camaldolesi: i due colombi che si abbeverano dallo stesso calice, simbolo del lavoro e della preghiera.
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