E’ posto a 690 metri sul livello del mare presso il crinale dei monti che separano il Valdarno dal Chianti di Greve, sotto il monte San Michele, il più alto del Chianti, sopra le sorgenti del torrente Cesto di Gaville nel pluviale valdarnese. Il nome sembra voler dire “Torre del Sole”, molto probabilmente a causa della sua posizione che la vedeva illuminata dal primo sole mattutino. Sicuramente vi era una torre che era a guardia della strada. Infatti la località era importante perché si trovava su di una antica strada che vedeva collegare la Badia a Montemuro, posta a sud, a Lucolena, posta a nord che veniva chiamata “La strada dei poggi”. Inoltre era punto di sosta per chi voleva andare dal Valdarno, proveniente da Caiano o da Montedomenichi, verso Greve, passando per Canonica e Melazzano, come è evidente dalla cartina del Catasto Leopoldino. La prima menzione del nome della località è presente in un documento scritto in Pietrafitta il 27 luglio 1050 che, insieme all’altro del 15 giugno 1080, entrambi presenti nell’archivio di Passignano, attestano un contratto attraverso il quale l’Abate del cenobio da in affitto dei poderi posti nei pressi di San Gaudenzio a Torsoli, piviere di San Romolo a Gaville, Diocesi di Fiesole. Un terzo documento del 1164, questo molto importante, essendo il documento con cui Federico Barbarossa riconosce ai Conti Guidi le loro proprietà, indica Torsoli come una di queste disponibilità della famiglia comitale. Negli anni successivi la proprietà di Torsoli passò agli Ubertini di Gaville. Ne può fornire testimonianza una controversia del 1200 circa per una modifica richiesta del piviere di San Romolo a Gaville, avversata dalla famiglia Ubertini, e contrastata, nella sostanza, dai castelli o popoli che a loro facevano riferimento fra i quali appunto il popolo di Lucolena e quello di Torsoli. Al tempo della seconda invasione aragonese la “fortezza di Torsoli” risulta affidata a Pier Giovanni Ricasoli che ne è Commissario nel 1480. Successivamaente i Capitani di Parte ne finanziarono il mantenimento fino al 1520. Da quel tempo fu affiadatra al popolo di Torsoli che molto probabilmente cessò la manutenzione. Esistono dei documenti del 1602 infatti che indicano come gli stessi popolani di Torsoli chiedessero di demolire i resti della torre che da tempo immemorabile era stata edificata e che a quel tempo era ridotta ad un rudere che minacciava di cadere su popolani inermi. La torre, secondo tali documenti, si trovava nel resede della chiesa, nel luogo del cimitero. Verso la fine del secolo un fulmine atterrò quello che ne era rimasto.
Oggi la chiesa di Torsoli è ancora officiata e di proprietà della Diocesi di Fiesole. La proprietà, oltre alla chiesa e a dei terreni intorno, dispone anche di un grande edificio, appoggiato a quello sacro, ancora perfettamente agibile, che viene usato per i campi estivi di giovani. Intorno alla Chiesa ci sono diverse abitazioni private, vecchie case contadine molto rimaneggiate. La dedicazione della chiesa è difficile in quanto i santi di nome Gaudenzio sono diversi. Crediamo però che, vista l’antichità della chiesa, visto che un Gaudenzio resse la Diocesi di Arezzo fra il 381 e il 382 ed una Passio medievale ne riporta il martirio sotto l’imperatore Valentiniano, e che durante il medioevo la chiesa aretina venerava questo vescovo insieme al suo diacono Culmazio e ne celebrava la festa il 19 Giugno e ai quali era stata intestata in città una chiesa, siamo portati ad affermare che il Santo Gaudenzio venerato a Torsoli sia l’antico vescovo di Arezzo.Come alternativa potremmo indicare Il santo eremita che ha dato il nome alla località di San Godenzo, anche quella di proprietà della famiglia dei Guidi fino al XIV secolo, cosa che può aver favorito la conoscenza del santo.