La Badia di San Cassiano a Montescalari

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Il monastero di Montescalari è posto a 698 metri sui colli che dividono il Chianti ed il Valdarno. Immagine110Le origini di questo luogo sono da ricercarsi in un ospizio per pellegrini qui realizzato in relazione con la presenza in zona della antica via Cassia Adrianea. Intorno al 1040 è documentata una comunità monastica che ricevette una donazione ed il giuspatronato dei Da Cintoia padroni dell’omonimo castello posto a pochi chilometri dall’Abbazia. Quasi subito l’insediamento religioso,  che era intestato a San Cassiano, abbracciò la riforma vallombrosiana fondata da Giovanni Gualberto, molto probabilmente prima della morte del fondatore, avvenuta nel 1043. Grazie alle continue e cospicue donazioni, ai primi del XIII secolo, l’antico ospizio divenne una vera e propria abbazia ed il patrimonio aumentò notevolmente sia nella valle dell’Arno e della Greve. Dinanzi alla chiesa è murata una lapide che ci informa che il 26 Maggio 1212 la stessa chiesa venne consacrata dal Vescovo di Fiesole Ranieri. La ricchezza dell’abbazia è confermata dalle elevatissime tasse che dovette pagare in occasione delle decime a cavallo tra il XIII e il XIV secolo: fu infatti tassata per ben 32 lire e 10 soldi. In quegli anni venne dotata del paramento murario che con la torre costituiva un potente presidio come ancora è apprezzabile. Dopo il periodo florido seguì una profonda crisi dovuta, come per altre Abbazie all’istituto della Commenda. Nel XV° secolo il monastero tornò ai monaci che la ristrutturarono alla fine del secolo ed all’inizio del successivo. Tra il 1611 e il 1613 l’abbazia fu ampliata, con la costruzione delle cantine, delle stanze per il Padre Abate, del Capitolo, della sagrestia e di tutte le celle per i monaci. I lavori ebbero inizio il 27 Dicembre 1611 e con essi l’abbazia assunse i caratteri di una villa signorile, con pareti intonacate, coronamenti di finestre e porte in pietra arenaria, finestre con davanzale sorretto da mensole inginocchiate. Fu realizzato anche un loggiato superiore, con colonne in pietra serena e colonne in ordine tuscanico, che posano su un davanzale in pietra. Questi lavori in pietra furono eseguiti dallo scalpellino Bartolomeo di Berto di San Donato. Oggi il complesso abbaziale si presenta come un grande quadrilatero a cui sono stati aggiunti vari corpi di fabbrica tra cui la chiesa abbaziale e il chiostro posizionato al centro del complesso che non sono visibili dall’esterno. La torre campanaria fu costruita nei secoli XIII-XIV ed era costituita da una bella torre senza aperture fini alla cella campanaria che era aperta da finestre bifore su ogni lato. Questa era l’unica parte del monastero a non essere mai stata manomessa ma purtroppo venne rasa al suolo a causa delle battaglie della seconda guerra mondiale il 20 Luglio 1944 e oggi resta solo la base. Immagine111L’ingresso principale è sormontato da un “torrino”, con beccatelli a tutto sesto, sorretti da mensole in pietra. I due portali hanno cornici bugnate in pietra arenaria, quello principale ha l’arco che termina con una piccola cuspide, quello spostato verso est ha l’arco decorato con lo stemma mediceo. La planimetria della chiesa è a croce latina, ad aula unica e copertura a capanna. In origine era conclusa da un’abside semicircolare ma in seguito venne sostituita da una scarsella quadrilatera. Il refettorio dell’abbazia ha il soffitto a travi e le cantine in volta sono sorrette da pilastri. Nella chiesa ci sono altari in pietra. Del patrimonio artistico sono rimasti la navicella e il turibolo in rame sbalzato e dorato, che si trovano attualmente nella Pieve di San Donato a Mugnana a Chiocchio. Il turibolo è conosciuto come turibolo di san Giovanni Gualberto, ha una forma a pinnacoli e nel braciere sono raffigurati San Pietro, San Paolo, un Santo Vescovo e la Vergine. Negli spigoli ci sono figure angeliche in rilievo. Il coperchio è decorato con vegetali e teste di cherubini. La navicella è decorata con uva e mazzi di spighe di grano. Sul coperchio c’è l’immagine di San Giovanni Gualberto. Essi sono datati tra la fine del XV° secolo e gli inizi del XVII° secolo. Sul portale della facciata dell’abbazia c’è lo stemma in terracotta invetriata con le insegne dell’abbazia, eseguito nel 1505 da Luca della Robbia (il giovane). Dopo i danni subiti durante la seconda guerra mondiale, venne intrapresa una campagna di restauri che portarono all’eliminazione delle varie aggiunte e fu possibile recuperare l’originale paramento murario in filaretto. Dal 1830 al 1980 circa è stata proprietà della famiglia Rosselli del Turco. Negli ultimi decenni l’Abbazia appartiene ad un cittadino Tedesco.