Cortona – Alta S.Egidio – Celle – Cortona, (Km 14, Dislivello in salita 573 mt)

Il Percorso Consigliato

Cortona è una città molto bella, ha una fama meritata nazionale ed internazionale. Molti di noi l’anno visitata più volte. Meno conosciuti sono i dintorni, specialmente il monte che la sovrasta, appunto Alta Sant’Egidio. Questo itinerario che vi presento lega alcuni significativi monumenti della città ad altri nelle immediate vicinanze, momenti di riflessione mistica, a panorami che ci fanno comprendere le ragioni che sottostanno alla localizzazione degli abitati ed alla corografia dei luoghi.

Lasciati i mezzi al parcheggio vicino alle mura ci portiamo rapidamente nella piazza principale. Una rapida occhiata alle emergenze architettoniche medievali e rinascimentali e su in salita verso la piazza Santa Margherita.La Santa è patrona di Cortona e dei pellegrini.

l’Architetto Giovanni Pisano, costruì  nei primi anni del trecento la prima Chiesa di cui ancor oggi, possiamo ammirare il capolavoro del Rosone al centro della facciata dell’attuale Basilica. Quella prima chiesa fu ampliata in occasione della canonizzazione nel 1728 e fu poi trasformata nell’attuale Basilica a tre navate nella seconda metà dell’800. In essa, oltre ad altri capolavori, si conservano due tesori preziosissimi: il primo è il Corpo incorrotto della Santa; il secondo è il Crocifisso ligneo pregevolissima scultura che risale alla metà del XII secolo. Due Papi (Leone X nel 1515 e Giovanni Paolo II nel 1993) sono venuti in pellegrinaggio a questo Santuario. Non lontano dalla basilica, sul punto più alto della città, domina la Fortezza Medicea, meglio conosciuta come Fortezza di Girifalco, costruita nel 1556 per Cosimo I da Gabrio Serbelloni. 

Appena visitata la chiesa si può ripartire alla destra della piazza, avendo la facciata della chiesa alle spalle. Si percorre così una strada bianca che costeggia la strada asfaltata e che giunge a Torreone. All’incrocio un cartello attira la nostra attenzione al di là della strada: “Strada Basolata romana imperiale”. La strada è piccola, asfaltata e costeggia per un tratto i giardini di alcune villette. Ben presto però diventa bianca. Si percorre agevolmente anche se in costante salita e piano piano entriamo nel bosco che non ci lascerà  fino alla sommità di 1047 mt. Se alziamo lo sguardo al panorama, ne vale veramente la pena! Tuttala Val di Chiana è davanti a noi

Il sentiero è segnalato come percorso CAI n. 561. La lastricatura di età romana permane in molti tratti. Fra il III e il II secolo a.C. inizia la costruzione della via Cassia, che attraversava l’Etruria centralee della via Flaminia, che si dirigeva verso l’Umbria. Rispetto a queste due ultime direttrici  l’organizzazione interna dei tracciati viari secondari del territorio cortonese in età romana, che sostanzialmente ricalcano quelli di età etrusca, sono da considerarsi delle vie di collegamento fra le arterie principale, le cosiddette “Vie Consolari”.

Come abbiamo  detto il sentiero è segnato in modo egregio e quindi risulterà facile, sia seguendo i segnali, sia seguendo i tratti di basolato arrivare, sempre in salita,  quasi alla sommità dell’Alta Sant’Egidio. Dopo aver percorso un breve tratto di strada asfaltata, riprendendo un sentiero sulla sinistra arriviamo all’Alta S. Egidio. Il panorama che si allarga mostrando la quasi totalità del Lago Trasimeno. Non consiglio di fermarsi ora a consumare il pranzo presso le antenne paraboliche che vi si trovano ma, tenendo le antenne sulla destra, alla sinistra dello spiazzo, vedrete una strada in ripida discesa. Iniziando a scendere, dopo50 metri, la strada diventa agevole e, percorrendo una strada in mezzo all’abetina potete tranquillamente trovare un posto per consumare il pranzo a sacco che certamente vi sarete portati nello zaino.

L’abetina che attraversiamo è da ascriversi al rimboschimento che venne attuato negli anni 50 e 60 del 900. Allora non si prestò abbastanza attenzione al fatto che un rimboschimento di queste varietà di piante avrebbe acidificato in modo eccessivo il terreno. Notate dunque il terreno come è spoglio sotto gli abeti, quasi soffocato dagli aghi  e dalla poca luce che filtra dall’alto. Qualche faggio tenta, con scarsi risultati, di trovare un po’ di spazio.

Non ci sono segnali e quindi su questo tratto del percorso deve essere posta la massima attenzione. E’ necessaria una buona carta ed il percorso disegnato, entrambi si possono trovare in sezione.  Quello che occorre sempre ricordare è che l’Eremo delle Celle rimane in basso rispetto alla nostra posizione, spostato a sinistra. Comunque l’abetina va percorsa a zig-zag. e in rapida discesa ci portiamo all’Eremo delle Celle, sempre ricordando che è alla nostra sinistra a 530 mt circa di altitudine. Appena arrivati alla strada asfaltata (via dei Cappuccini) giriamo a destra per giungere all’Eremo che non vediamo fino a che non arriviamo alla piazza antistante. Il luogo invita subito al raccoglimento ed alla meditazione.

Il convento de “Le Celle” costituisce uno dei primi insediamenti  francescani scelto e voluto da Francesco di Assisi.  Nel 1211, come suo solito, Francesco domandò ed ottenne un luogo nel quale potersi ritirare in preghiera, ottenne questo luogo da un signore di Cortona. Nel 1215 Francesco, secondo una testimonianza attendibile dell’epoca, torna nuovamente a “Le Celle”, per trascorre la Pasqua. Un’ultima volta fu nel 1226. E’ l’anno della morte di Francesco. Frate Elia, Ministro generale dell’Ordine dei Minori all’epoca della morte di Francesco, originario di Cortona, ricorda il luogo nel quale il Poverello amava trascorrere nel silenzio le sue permanenze cortonesi e, da buon architetto qual è, nel 1235 comincia a costruire la prima porzione del santuario. Fu solo nel 1537 che i Cappuccini, nuovi arrivati, vollero farne, ampliandolo, la casa di Noviziato della Provincia toscana. “Le Celle” rimarranno casa di noviziato per circa cinque secoli.

   

Dopo aver visitato il Monastero si ripercorre indietro la strada asfaltata e si prosegue, sempre su strada asfaltata (tenendosi sulla sinistra) per circa 2 chilometri complessivi, fino a raggiungere il bivio di Torreone che avevamo incontrato poco dopo la partenza (non esiste variazione). Ripercorrendo il tratto di strada bianca della mattina rientriamo in piazza Santa Margherita ma questa volta usciamo per la selice dalla parte sinistra della piazza. Possiamo così ammirare la “Via Crucis” di Severini e, passeggiando, raggiungere la piazza centrale di Cortona dove termina il nostro percorso.

Gino Severini nasce a Cortona il 7 aprile 1883.  Il 26 febbraio 1966 muore a Parigi. Il 15 aprile le spoglie sono traslate a Cortona. Nell’agosto del 1944 il Vescovo di Cortona commissionò, all’artista cortonese l’immagine di S.Margherita e delle quattordici stazioni in mosaico per una Via Crucis da realizzare sul percorso che sale al Santuario di Santa Margherita. Qui Severini, riallacciandosi alla sua produzione cubista e futurista, immette i risultati e le influenze di tutta la sua opera. I cartoni vennero realizzati in mosaico dal mosaicista Romualdo Mattia

La distanza e il dislivello non eccessivi fanno indicare il percorso con la sigla EE. Sono necessarie scarpe da trekking e mi sento di consigliare anche i bastoni per mantenere sicurezza in alcune parti del percorso. Una fontana per rinfrescarsi è nelle vicinanze della Chiesa di Santa Margherita, (sotto la piazza, oltre le panchine del fondo davanti alla facciata).


Cortona-Alta S.Egidio-Celle-Cortona