Il Castello di San Pancrazio (Bucine)

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Il borgo di San Pancrazio sorge su un contrafforte dei monti di Palazzolo, si trova in una località di valico fra la Valdambra e la Valdichiana dove passava un antico percorso tra queste due valli prima dell’impero romano e poi del contado aretino. La sua storia è antica. Presso il museo archeologico di Arezzo esiste un’epigrafe in marmo dedicata al Console Lucio Valerio del I° secolo d.C. trovata proprio a San Pancrazio. Il castello fu in un primo tempo nella potestà della Badia di Agnano.

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Molte pergamene del XII° secolo del fondo documentario della Badia ne attestano la sua supremazia sui terreni dentro e nelle vicinanze del castello. Esiste inoltre una pergamena del 1262 nella quale è riportato l’acquisto del castello da una famiglia di proceres da parte dell’Abbazia. Si sono conservati poi gli atti in cui, nel 1263 e 1268, l’Abate nominava i Podestà del castello. San Pancrazio era un punto strategico per l’Abbazia ed infatti verso il 1284 essa vi fece costruire il Palatium dell’Abate, oltre a far fare professione di obbedienza a tutti i suoi abitanti. Alla fine del secolo il Castello fu sottoposto alle mire  della famiglia Ubertini di Arezzo e specialmente quando a capo di quella famiglia si pose Guglielmino che era anche Vescovo di Arezzo. In quegli anni la signoria del castello fu intermittente fra l’Abbazia e gli Ubertini. Al volgere del secolo L’Abbazia si trovò a fare i conti con l’altra famiglia di Arezzo che si era momentaneamente sostituita agli Ubertini e cioè i Tarlati che assunsero la signoria di tutta questa parte della Valdambra e ai quali anche l’Abbazia dovette sostanzialmente sottomettersi. Nel 1340 l’abate don Basilio di Santa Maria d’Agnano, stanco dei soprusi e delle lotte che si verificavano in quegli anni di guerre tra Guelfi e Ghibellini, tra Firenze ed Arezzo, pose la sua abbazia con i popoli da essa dipendenti, e quindi anche San Pancrazio, sotto l’accomandigia della Repubblica fiorentina. Ma la cosa non si risolse immediatamente, ancora per diversi decenni gli Ubertini tennero sotto scacco la Repubblica tanto che questa prese la decisione, che poi non venne realizzata, di costruire in quei luoghi una “terra nuova” chiamata “Giglio Fiorentino. A Quando la Pax Fiorentina si stabilì nel contado, soprattutto dopo il 1384 , dopo la sconfitta definitiva di Arezzo, San Pancrazio, come tutta la Valdambra, perse importanza come baluardo difensivo perdendo a poco a poco la cinta muraria e divenne un luogo dove le grandi famiglie fiorentine investivano i loro capitali. Qui, probabilmente nel 1650, il conte Pierangeli nominato Podestà, trasferì la sede podestarile nel palazzo di sua proprietà che vi aveva fatto ristrutturare. Questo edificio, risalente al XVII secolo, venne parzialmente distrutto il 29 giugno del 1944 dai tedeschi che trucidarono in una delle sue cantine alcune decine di inermi cittadini. Anche la chiesa andò distrutta ed è stata ricostruita. Nel 1972 il rudere fu acquistato dall’Amministrazione comunale di Bucine e ciò rese possibile l’avvio di un restauro che badò, prima di tutto, al recupero dei resti dei trucidati del ‘44 e alla sistemazione di un sacrario nella cantina ove si verificò la strage. Una lapide posta all’interno del sacrario riporta i nomi di 79 martiri uccisi nelle rappresaglie nazifasciste. Il sacrario fu inaugurato nel 36° anniversario dell’eccidio. Esso consta di una cappella, posta nella cantina centrale, per la quale è stato riutilizzato quanto si è potuto salvare della cappella gentilizia del 1700. – Il museo.sacrario può essere visitato chiedendo le chiavi al gestore del vicino esercizio commerciale. Del castello rimangono visibili alcune parti di mura nella parte rivolta verso la valle dell’edificio del museo ma soprattutto il castello è ancora leggibile nelle strette strade della parte antica, con le case addossate le une alle altre, con passaggi sopraelevati e scale esterne.

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