Ometto di sasso del Poggio Uomo di Sasso

Casentino Castel San Niccolò Terre Alte

Il Poggio Uomo di Sasso è una delle più belle montagne della catena del Pratomagno.

La vetta  raggiunge quota  1537 m. ed è delimitato a Nord dal Varco di Reggello m. 1346 e a Sud dal Varco di Gastra m 1393.  Secondo la leggenda popolare deve il proprio nome alla presenza di una roccia  somigliante  ad   una faccia di uomo e sempre secondo la leggenda, la faccia sarebbe di uno dei Conti Guidi che fino al  XIV secolo erano i padroni della montagna.

Da tempo immemorabile,  a quota 1523, sul crinale che dalla vetta porta al Varco di Gastra (Sentiero CAI 00) esiste un ometto di sasso che per secoli è stato il punto di riferimento per tutti quanti percorrevano la zona. L’ometto era alto circa3 metri  con un circonferenza di alcuni metri, ed è riportato, come rudere, nella tavoletta IGM 1: 25000 titolo Montemignaio.  Nel crinale del Pratomagno esistevano fino al 1970 altri ometti come quello in questione, però molto più piccoli. La posizione e soprattutto la mole del’Ometto di  Sasso ha dato addito a diverse ipotesi, alcuni lo considerano un’ antica testimonianza  del popolo ligure che in epoca preromana viveva in questa zona. Probabilmente però fu costruito molti secoli fa dai pastori  e usato proprio come punto di riferimento

Nella rivista ufficiale del CAI  “Le Alpi” n° 27 del 1908, viene riportato il resoconto di una gita in Pratomagno effettuata dalla sez.di Firenze dove viene scritto che”… presso il- grande uomo di pietra– che vi è elevato fu improvvisato e piantato un grande e variegato vessillo (il foulard di uno dei presenti),al quale le mani gentili della signora Casoni avevano saputo appendere e assicurare (dopo averle ritagliate da un giornale) le tre belle iniziali dell’ istituzione nostra:C.A.I. Sicuramente  il “grande uomo di pietra” non poteva essere che quello in questione.

Nel1972, inseguito ad un atto vandalico, una parte franò   e l’altezza si ridusse molto . Nel 1982 con il passaggio del metanodotto algerino fu completamente distrutto; successivamente ricostruito  nello stesso luogo di prima, oggi non è altro che un ammasso di pietre che non ha niente in comune con l’originale grande, svettante “ Omo di Sasso” antecedente al 1970.

 

Testo e foto di Vannetto Vannini