Civitella Secca: un castello del Pratomagno casentinese (Castel Focognano)

Casentino Castel Focognano Terre Alte

Dal crinale principale del Pratomagno, a quota 1500 nei pressi del Poggio Masserecci che normalmente è chiamato Mozz’orecchi (1), si stacca una dorsale verso il fondovalle casentinese ;

la dorsale, detta“ Col del Mulo” separa la  vallecola del torrente Barbozzaia  con la vallecola del Torrente Calleta, facendo per un lungo tratto da linea di confine fra il comune di Ortignano  Raggiolo e quello di Castel Focognano. Una delle cime di questa dorsale è il Poggio Civitella 916m, sulla cui vetta, nascosti in parte dalla vegetazione, vi sono ancora i resti di un castello chiamato “castello di Civitella Secca”.

Mura del castello

  Ubicazione castello

La storia di questo castello, costruito in una posizione dominante e visibile da gran parte del Pratomagno e dei paesi del versante casentinese, è una storia molto confusa e in gran parte ignota.

Pochissimi sono  i castelli del Casentino   costruiti  oltre i 600m di quota e la ragione è da ricercare che, oltre quella quota,  il castello  difficilmente  aveva   aree utili per le coltivazioni. Infatti,ancora oggi  vicino ai luoghi fortificati vediamo piccoli appezzamenti di terreno posti a gradoni,da cui la popolazione  ricavava il necessario per vivere. Il fatto che il castello di Civitella Secca,così chiamato  nei pochissimi documenti del basso medioevo, (probabilmente perché la primitiva  cerchia muraria era  costituita da pietre a secco)

Spessore di muro

 Poggio Civitella da Badia Tega

sia ad una quota tale (916 m) dove le coltivazioni sono ridotte al minimo,porta a pensare che il castello abbia avuto una grandissima funzione strategica sia nel controllo delle vallecole  casentinesi, sia di controllo al traffico di uomini e di merci da e per il Valdarno; lo stesso nome Col del Mulo, con cui viene chiamata la parte alta del crinale, è indicativo di un certo traffico commerciale in considerazione che il mulo è sempre stato l’animale più usato per il trasporto merci. Da considerare inoltre che nel periodo medievale i traffici fra Casentino e Valdarno passavano attraverso i valichi del Pratomagno dal quale  si saliva o si scendeva  percorrendo i crinali delle vallecole.

Resti del castello

Non sappiamo da chi fu costruito il castello, però si possono fare alcune considerazioni. Nella maggior parte dei casi, i castelli  nascevano dalle fortificazioni di strutture edilizie preesistenti come curtes, casales, loci,grandi fattorie o piccoli gruppi di fabbricati rurali, intorno a cui ruotava l’economia agricola e in cui spesso risiedeva il proprietario, ma per il caso di Civitella Secca questa ipotesi è da scartare, penso che nessun proprietario dell’antica Roma o del tardo impero, abbia abitato un luogo così impervio e isolato.

Forse l’ipotesi più plausibile è che il castello di Civitella Secca sia sorto in quel poggio dove già esisteva una torre che serviva da “gardingo” , costruita a suo tempo dai Longobardi che scesero dal Pratomagno contro i Bizantini . Molto probabilmente le pietre del castello di Civitella Secca ci parlano poi dei Tarlati, dei Conti Guidi, degli Ubertini, dei Gugliemi…. di grandi casate  medievali , di vicari imperiali e di vescovi guerrieri.

Una svolta importante nella storia della fortificazione su Poggio Civitella si ha quando alcuni popoli si mettono sotto la protezione di Firenze e  viene costituita  a metà del XIV secolo  la “Montagna fiorentina” che comprende  tutta la valle del Solano con Cetica, Garliano e Montemignaio, con i castelli di Uzzano, del Giogatoio e di Civitella Secca e con  sede del vicario a Castel San Niccolò . In questo periodo il castello di Civitella Secca è strategico per Firenze in quanto si trova  al confine della sua zona di espansione e quindi la repubblica fiorentina ha tutto l’interesse a tenersi buoni questi montanari. Fu proprio in questo periodo, come si legge a pag 742 del  volume I°  del Dizionario Fisico Storico della Toscana di Emanuele Repetti,” che  i fiorentini con provvisione del 1350 tentarono di far ripopolare concedendo a quelli che vi fossero andati a stare  esenzioni straordinarie” mentre nel libro V° del Repetti a pag 611  si legge che il rafforzamento delle fortificazioni del castello fu deciso il 18 febbraio del 1361 sotto la sovrintendenza di un ufficiale della repubblica fiorentina (Fra le quali ne citerò una che senza equivoco appella alla rocca di Uzzano del Casentino, scritta nel castello predetto li 18 Febbraio 1361 nel tempo in cui un ufiziale destinato  dalla Signoria di Firenze alla fabbrica dei muri  o restauro delle fortezze di Uzzano e Civitella Secca   consegnò a due maestri muratori 10 moggia di calcina).

Trent’anni dopo, quasi alla fine del secolo XIV° lo scenario politico è mutato; Raggiolo si ribella alla repubblica fiorentina per il troppo peso fiscale. La  ribellione contagia anche le località vicine tanto che  i mercenari al soldo di Firenze inviati dalla repubblica per sedare la rivolta,  entrano in Raggiolo e distruggono il paese, impiccano i capirivolta e deportano prigioniera  gran parte della popolazione   (vedere Terre Alte – Raggiolo), anche Arezzo non è più una minaccia  perché la repubblica fiorentina  ha comprato la città per 40000 fiorini, i Conti Guidi sono ora sottomessi a Firenze; la funzione strategica della fortezza di Civitella Secca viene meno e quindi i fiorentini decidono di abbattere le fortificazioni per cautelarsi da eventuali insorgenze  e, come dice Scipione Ammirato nella Storia della Toscana,  per liberarsi dalle spese.

Da quel momento il silenzio cala su i ruderi del castello.

 (1) Mozz’orecchi : la spiegazione del perché Poggio Masserecci 1548m. viene chiamato nelle due vallate “ Mozz’orecchi”  è data dagli abitanti di Raggiolo  i quali narrano che” in un tempo imprecisato, un magnano (2) del Valdarno presentandosi di casa in casa per la vendita di pentolame, rubò dei soldi ad una donna. Inseguito dagli uomini della famiglia e catturato gli vengono ricavate delle “tacche” negli orecchi a monito del suo crimine nel luogo che porta ancora questo nome”.  Questa è la leggenda, la spiegazione è che sicuramente  Mozz’orecchi o Mozzurecchi,  è una derivazione popolare di Masserecci.

(2) Magnano: Il magnano era una figura tipica della nostra montagna fino a metà del secolo scorso. Era un artigiano ambulante capace di riparare pentole, mezzine, conche per fare il bucato , stoviglie di metallo,  ombrelli, serrature e fare piccoli lavori da fabbro. Vendeva anche pentole e stoviglie nuove. Nelle riparazioni usava   un mastice di cui ogni magnano aveva una formula personalizzata e segreta.  È una parola dalla incerta etmologia ma può darsi che derivi dalla parola latina  manianus,  da manua “ maniglia”; infatti uno dei lavori più  frequenti per il magnano era quello di riattaccare i manici alle pentole. Su questa figura di ambulante del passato che girava solo di casa in casa sono nati proverbi, battute, facezie, barzellette…. Per dovere di cronaca, l’ultimo magnano  della  nostra montagna abitava a Piantravigne e ha “chiuso bottega” alla fine degli anni settanta del secolo scorso.

                                                                                                                                          Testo e foto di Vannetto Vannini

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