L’antica via di pellegrinaggio da Rimini – Sansepolcro – Lago Trasimeno

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Il territorio che oggi appartiene alla Repubblica di San Marino è sempre stato rilevante per pellegrini e fondamentale per l’itinerario in questione che è considerato fra i più importanti fra quelli che dalla Romagna portavano in Toscana, in questo caso a Sansepolcro. Come riportato nell’articolo del giornalino precedente, i viandanti risalivano la valle del torrente Marano fino Ospedaletto per poi, passando da Vecciano dove oggi vi si produce un ottimo sangiovese, toccavano il castello di Faetano e successivamente il castello di Montegiardino. Sia Faetano che Montegiardino, come riportato da documenti storici, hanno avuto sempre strutture all’interno dei rispettivi castelli per accogliere i viandanti. Faetano (il cui toponimo deriva da “faggio”, pianta riportata anche nello stemma comunale) e Montegiardino che oggi fanno parte della Repubblica del Titano, fino al 1463 facevano parte dei possedimenti malatestiani. Proseguendo poi i pellegrini toccavano Monte San Cristoforo, sempre oggi nel territorio della Repubblica di San Marino, ma nel XIII secolo dominio dei Conti di Carpegna, indicativo di questa località è la dedicazione al Santo che è il patrono dei viandanti. Da una torre di questo monte, i conti di Carpegna potevano controllare benissimo il flusso dei viandanti per riscuotere il pedaggio. Da tenere presente che questa contea, antico feudo imperiale con capitale Carpegna, sotto l’omonima montagna, è sempre stata un piccolo stato semi-indipendente che politicamente si è barcamenato per mantenere a freno le mire annessionistiche prima dei duchi di Urbino, poi del papa e dei Medici; uno degli introiti più importanti di questa contea erano i soldi provenienti dai pedaggi dei pellegrini/ viandanti e dai dazi delle merci in transito. La contea, pur essendo sotto la protezione dei Medici e poi dei Lorena, Carpegna(PU) con il Sasso di Simone e il Simoncello rimase con molta autonomia, eccetto per il periodo napoleonico, fino al 1819, anno in cui fu inglobata nello Stato Pontificio fra le proteste dei Granduchi di Toscana; forse ancora non è stato bene messo a fuoco l’importanza di questo territorio nel contesto dei pellegrinaggi religiosi. I viandanti proseguivano poi per Cerbaiola e per Taverna, toponimo molto indicativo, per proseguire nel tratto pianeggiante sotto la costa del monte Tassona o monte San Paolo dove fin dal secolo XI era sorto un convento di benedettini che accoglieva le persone in transito, il convento fu saccheggiato e incendiato nel sec. XIV e i monaci si trasferirono nell’abbazia di San Cristoforo di Urbania. Attraversato il Monte di Valle m.834, i pellegrini si portavano nella valle del bacino de fiume Conca arrivando al paese di Montecerignone dove la chiesa di Santa Croce e la chiesa di Santa Caterina erano dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro e annesso a ciascun edificio religioso vi era un ospedale per i pellegrini. Il fiume Conca è un fiume di circa 50 km di lunghezza che nasce dal monte Carpegna, percorre la provincia di Pesaro- Urbino e si getta nell’ Adriatico fra Misano e Cattolica. Il percorso proseguiva alternandosi sulle rive del fiume Conca fino a Serra Nanni, ma era preferito un altro itinerario che oltrepassato il fiume Conca, portava i pellegrini al convento francescano della Faggiola a San Bonaventura riunendosi all’altro a Serra Nanni, per arrivare poco dopo a San Lazzaro, ora Ponte dei Cappuccini dove esisteva un ospedale per pellegrini. Questa località è sotto la bastionata orientale del Monte Carpegna e a breve distanza da Carpegna capitale della piccola contea che è sempre stata un punto di sosta importante per i viandanti. Da Carpegna l’itinerario era obbligato e visibile in quanto la direzione era per il Sasso di Simone, un monte roccioso caratterizzato da un pianoro sommitale abitato anche in epoca romana e dove i monaci benedettini eressero l’abbazia di San Michele Arcangelo citata la prima volta in un documento del 1124, il complesso religioso venne abbandonato nel secolo XIV per le avverse condizioni atmosferiche, soprattutto di vento (bora) che rendevano inabitabile il pianoro. Dal Sasso, dove poi i Medici cercarono inutilmente di costruire “La città del Sole” e poi una poderosa fortezza per condizionare la vita politica dei duchi di Urbino, i pellegrini scendevano a Casa Barboni per il Passo di San Cristoforo (Santo dei pellegrini) sulla strada che unisce Sestino a Badia Tedalda. Il percorso toccava poi Lamoli (PU)-L’abbazia di San Michele Arcangelo,

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il castello di Montelabreve e quello di Parchiule fondato dai monaci di Lamoli e superato il Poggio di Biforca m. 908 i pellegrini scendevano a Lamoli, sede dell’Abbazia di San Michele Arcangelo, un complesso monastico religioso importantissimo e strategico fondato dai benedettini nel VII secolo sul luogo di un tempio pagano. L’attuale bellissima chiesa in stile romanico con l’annesso edificio sono del XII secolo. L’abbazia, fino al secolo XV era il centro religioso e culturale più importante della Massa Trabaria, provincia molto ricca di pievi e abbazie in posizione ideale fra Toscana, Romagna e Marche, la provincia fu poi smembrata da Papa Leone X (Lorenzo dei Medici). I pellegrini, seguendo in parte il torrente Dorsena e poi il crinale dei monti raggiungevano il Passo delle Vacche m. 1119, anche oggi importante valico fra Toscana e Marche così chiamato perché un tempo vi passavano le mandrie che dalla valle del Metauro andavano per la transumanza in Maremma. I viandanti percorrevano poi un lungo tratto di Strada Romea fra il Passo delle Vacche e il Poggio Sportino che in epoca successiva fu chiamata “Via del Sale”, in quanto vi passavano le carovane di muli carichi di sale che dalle saline adriatiche trasportavano in prezioso prodotto in Toscana. L’itinerario continuava e poco dopo veniva raggiunto l’eremo di Montecasale. L’eremo di Santa Maria di Montecasale fu eretto come ospedale per i pellegrini nel secolo XII dai Camaldolesi con le pietre di un vicino castello sorto nell’VIII secolo e poi demolito. L’eremo fu donato a San Francesco nel 1212, dopo varie vicissitudini ancora oggi è convento dei frati Cappuccini. Dal complesso religioso di Montecasale i pellegrini raggiungevano poi Sansepolcro, tappa geografica importante, ma soprattutto religiosa perché da secoli qui si venera l’immagine del Volto Santo, una grande statua lignea di Cristo risalente all’VIII-IX secolo e conservata ancora nella basilica di quella città. (Continua nel prossimo numero)

Vannetto Vannini

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