La Pieve di Santa Maria a Petriolo o Galatrona

In Valdarno Pievi e Opere d'Arte Pievi e Opere d'Arte a Bucine

La Pieve ha certo più di un nome e santo di dedicazione oltre a quelli del titolo. Immagine10Veniva chiamata come San lorenzo a Petriolo in un documento del 774 d.c. oppure si poteva chiamare infatti anche a “Canestruna”, che è il nome attestato nel 963 e che sta ad indicare l’antichissimo luogo fortificato posto un po’ più in alto sul colle della Pieve, anche oggi visibile e conosciuto come “Torre di Galatrona”. Nel medioevo la Pieve è ricordata in un altro documento del 1198 come “Sancta Marie” mentre ancora con il nome di “Sancti Johannis” di Petriolo e ricordata in un documento del 1295. Nel XII° secolo ebbe un completo rifacimento romanico che è ancor oggi evidenziato soprattutto dalla forma a tre navate (le absidi sono state distrutte) e dalla struttura delle pareti composta da conci di alberese. La Pieve divenne in breve molto ricca, ne fanno testimonianza le opere d’arte che essa ancora oggi contiene. Nel XIV° secolo aveva 11 chiese suffraganee.Immagine12Nel secolo XIII° era sotto lo jus patronatus dei conti Guidi di Modigliana e faceva parte del Viscontato della Valdambra sotto questa famiglia comitale. Una testimonianza del secolo successivo ci informa che nei pressi della chiesa fu sepolto proprio Guido da Modigliana, morto nel 1290 circa. Ciò vuol dire che la Pieve era divenuta molto importante per questa famiglia, era una delle chiese dinastiche. In seguito entrò nella disponibilità dei Tarlati come quasi tutto il Viscontato. Molto probabilmente a loro si devono ascrivere i lavori di rifacimento della facciata: il nome di Bonino, probabilmente il pievano che la fece ristrutturare e che era della famiglia Tarlati, compare sopra una epigrafe inserita nella facciata con una data che li indica avvenuti nel 1324. Passò in quegli anni di ferro e fuoco dovuti alle lotte fra guelfi e ghibellini, fra fiorentini e senesi, fra le scorribande dei Tarlati e le prepotenze di Firenze, Oltre alla facciata, il tetto fu abbattuto e riedificato a due spioventi invece dei quattro originali, l’interno fu intonacato ed imbiancato. La piccola nicchia a forma di mandorla sopra il portone d’ingresso recava lo stemma di Leonardo Buonafede, religioso di nobile famiglia legato alla committenza dei tre capolavori di arte robbiana che la chiesa ancora contiene. Sono tre opere in terracotta invetriata che Giovanni della Robbia realizzò fra il 1517 ed il 1521 su committenza appunto del Buonafede, che diverrà in seguito Vescovo di Cortona, . Sulla destra entrando in chiesa è situato un imponente fonte battesimale a base esagonale con sei pannelli che mostrano il battesimo di Cristo e scene della vita del Battista. In una nicchia, sulla parete dietro al fonte battesimale è ospitata la statua del Battista annunciante; sull’altare centrale è collocato il terzo capolavoro robbiano: il ciborio in forma di tempietto rinascimentale esagonale con il pannello centrale che mostra Cristo pietoso con la croce, gli altri pannelli mostrano vari santi. Nel 1744 la Pieve fu elevata ad arcipretura ma da allora subì un lento ma inarrestabile declino.

L’interno è quindi a tre navate spartite in quattro campate con arcate a tutto sesto poggianti su pilastri rettangolari. La copertura è a capriate lignee a due soli spioventi. La facciata non è molto omogenea e presenta conci di dimensioni e di materiali diversi, sia alberese che arenaria. Il portale è fiancheggiato da due finestre con profilatura di pietra serena e sormontato da una terza finestra, anche questa profilata di pietra serena, ma architravata e che porta a coronamento lo stemma della famiglia senese Piccolomini datato 1619.

Il campanile a vela è,nella base, originale mentre nella parte superiore di rifacimento moderno.